NEW YORK (WSI) – Il colpo di stato in Turchia è stato strano e pieno di irregolarità, anche per gli standard dei golpe militari del paese (che sono stati numerosi negli anni) e subito dopo i fatti di venerdì scorso ci sono stati in totale finora oltre 7.500 arresti di personalità di spicco, tra cui giudici rispettati, generali, governatori e procuratori. Persone che probabilmente figuravano nella lista dei nemici del governo già prima del colpo di stato poi fallito che è costato la vita a 232 turchi.
Sono stati inoltre rimossi trenta governatori regionali e cinquanta alti funzionari. Non solo legge marziale e coprifuoco. Il presidente Recep Tayyip Erdogan sta effettuando una vera e propria purga senza precedenti. Il vice sindaco del quartiere di Istanbul è gravemente ferito dopo aver ricevuto un colpo di pistola alla testa.
Secondo la commissaria Ue che si occupa proprio del dossier sul tentativo turco di entrare a fare parte del blocco europeo, Johannes Hann, “sembra che almeno qualcosa sia stato preparato” in riferimento al lungo elenco di persone che sono state punite subito dopo il golpo. “Sono molto preoccupata, è esattamente quello che temevamo”.
La lista di nemici già pronta non dimostra che il golpe sia stato orchestrato dal governo stesso, ma dice quanto Erdogan sia un uomo preparato, autoritario e anche opportunista, pronto ad affilare i coltelli e usarli alla prima occasione contro chi si oppone al suo regime da anni. Il presidente Erdogan d’altronde aveva detto che avrebbe fatto “pulizia all’interno di tutte le istituzioni“, e sta cogliendo l’occasione per “eradicare il virus” e mettere a tacere le voci contrarie.
Narrativa governo e media occidentali non regge
Nonostante Erdogan abbia le idee chiare su chi debba pagare per l’affronto al governo, il presidente non sembra avere le idee altrettanto chiare su chi sia stata la mente dietro al tentativo di golpe. Prima ha incolpato gli Stati Uniti, poi l’ex comandante dell’air force turca, infine un imam 77enne della Pennsylvania, Fethulah Gulen, predicatore che crede in un Islam più aperto e moderato. È lui l’ultimo capro espiatorio, considerato dalle autorità la mente del tentato colpo di Stato.
Uno degli eventi sospetti delle ore successive al colpo di stato riguarda la fine che ha fatto il funzionario più alto tra le forze anti terrorismo. Dopo che il responsabile della campagna della Turchia contro l’ISIS si è presentato al palazzo presidenziale di Ankara, è stato ritrovato con le mani legate dietro alla schiena e un proiettile al collo il giorno stesso del tentato golpe. Si trattava dell’uomo incaricato di combattere il gruppo jihadista terrorista per la Turchia, un paese che è sospettato di aiutare l’ISIS al confine con la Siria con aiuti finanziari e strutture per l’addestramento.
Un altro elemento sorprendente ha a che fare con quanto accaduto al ministro degli Interni. Stupisce la coincidenza per cui l’uomo non sia caduto nella trappola ideata dagli autori del colpo di stato. Invitato ad Ankara a una riunione nella sede dell’esercito che doveva svolgersi dopo le 5 del pomeriggio, Efkan Ala non è andato perché troppo impegnato. Dall’aeroporto della capitale, dove è stato protetto da gente che contraria al colpo di stato, è riuscito così a istituire una cellula di crisi per gestire l’emergenza.
È l’ultima vittima della caccia alle streghe lanciata dal presidente turco, il cui figlio aiuta a finanziare l’ISIS. Le forze ribelli del gruppo estremista islamico in Siria hanno lo stesso obiettivo di Erdogan, ossia la cacciata di Bashar al-Assad. La narrativa turca e dei media occidentali non regge, presenta ancora troppi punti oscuri.
A giudicare dai fatti, non è così controverso affermare che il golpe orchestrato da alcuni settori delle forze armate, finirà per rafforzare la presa del potere politico dell’autoritario Erdogan, leader dei conservatori del partito per la Giustizia e lo Sviluppo (AKP). Resta invece ancora da dimostrare se il golpe sia stato fabbricato a tavolino o meno.
Fonti: The Guardian, Reuters, Boing Boing