Mercati

Tutti contro la FED: come cambiano le stime sui tassi Usa dopo il lunedì nero

Tutti contro la FED, o quasi. Il crollo dei mercati di ieri, 5 agosto, ha sollevato forti critiche nei confronti della banca centrale americana accusata di aver ignorato i segnali di debolezza, e di aver mantenuto i tassi di interesse su livelli troppo alti, troppo a lungo. Alla luce del terremoto azionario della vigilia, il mercato ha ora cambiato le attese sulla tabella di marcia non solo sul primo taglio, che qualcuno vede già a fine mese, ma anche sull’entità. La scorsa settimana, i banchieri americani hanno lasciato i tassi invariati, rimandando il possibile taglio alla riunione del 17-18 settembre.

FED nel mirino dei dem (e non solo)

A mettere sul banco degli imputati la FED sono soprattutto i democratici, i quali temono che una recessione possa compromettere l’esito elettorale negli Stati Uniti. Un ingresso in recessione non sarebbe certo un punto a favore dell’attuale presidenza democratica.

In questi giorni anche il miliardario Elon Musk, fondatore di Tesla che, nella corsa alla Casa Bianca, ha espresso il suo supporto a Donald Trump, ha messo sotto accusa la banca centrale Usa che “deve tagliare i tassi. Sono stati sciocchi a non averlo ancora fatto”, ha scritto Elon Musk su X.

Un taglio d’emergenza “potrebbe segnalare il panico”, ha notato il nobel Paul Krugman, ma in presenza di panico vero “tale argomento perde la sua forza”.

il presidente della Fed di Chicago Austan Goolsbee, in un’intervista a Cnbc, ha gettato acqua sul fuoco: i dati sull’occupazione per ora sono solo “un numero” e “ancora non indicano una recessione”. Certo che se uno degli obiettivi della Fed – tra cui la piena occupazione e la stabilità finanziaria – fosse a rischio “dovremo reagire in modo più robusto” anche perché con un’economia in recessione “non avrebbe senso mantenere una politica restrittiva”.

Le attese del mercato e degli analisti

Al di là delle accuse, una cosa è certa. Gli ultimi dati macro economici hanno alimentato nel mercato l’idea che la FED interverrà prima del previsto, con tagli più ampi. Secondo il FedWatch Tool del Cme Group, sono salite al 71% le possibilità che la Fed decida di tagliare i tassi di 50 punti base alla prossima riunione, in programma a settembre. Molti analisti hanno poi cambiato le loro stime, prevedendo persino un taglio di 50 punti base anche a novembre.

A questo proposito, Richard Flax, Chief Investment Officer di Moneyfarm, ha spiegato:

Gli investitori stanno rivalutando le aspettative dopo sei mesi in cui hanno operato in uno scenario di “tutto va bene”. Tuttavia, i dati deboli sull’occupazione e sull’economia – unitamente ai profitti deludenti del settore tecnologico – hanno accentuato i timori che l’economia statunitense stia rallentando e che la Federal Reserve abbia sbagliato a non tagliare il tasso di riferimento la scorsa settimana. I dati ufficiali sull’occupazione hanno mostrato che i datori di lavoro statunitensi hanno aggiunto 114.000 posti di lavoro a luglio, un numero significativamente inferiore alle previsioni, mentre il tasso di disoccupazione è aumentato. Alla luce di questi sviluppi c’è ora aspettativa su un taglio di 50 punti base a settembre, contro i 25 inizialmente preventivati. Eventuali aspettative su un taglio da parte della Fed prima di settembre potrebbe aumentare ulteriormente le preoccupazioni.

Per il Global Credit Team di Algebris Investments, società di gestione del risparmio globale:

Nella riunione di luglio, la Federal Reserve ha orientato i mercati verso l’inizio del ciclo di tagli a settembre. Il dibattito si è rapidamente spostato sulla tempistica e sulla velocità, rivelando che il FOMC si sente pronto a iniziare i tagli in estate, con un potenziale annuncio esplicito durante la riunione di Jackson Hole a fine agosto. La riunione si è svolta prima che venissero diffusi i dati sul mercato del lavoro; quindi, nei prossimi giorni potrebbero seguire commenti più dovish. La Fed ha spostato l’equilibrio dei rischi dall’inflazione alla crescita, dando di fatto il via a una nuova fase del ciclo monetario.

Anche per Filippo Diodovich, Senior Market Strategist di IG Italia, la Fed ha sottostimato gli effetti negativi di aver mantenuto i tassi di interesse su livelli elevati per lungo tempo.

Non escludiamo che un prolungato periodo di instabilità sui mercati azionari possa spingere la Fed anche a convocare il FOMC (la commissione operativa) in un meeting straordinario per ridurre di 25 bps i tassi di interesse. La prossima riunione ordinaria del FOMC è prevista per il 17-18 settembre. A nostro avviso, in caso di mancata azione nei prossimi mesi e in caso di deboli dati macro su inflazione e occupazione in agosto, la Fed potrebbe procedere anche con un taglio di 50 bps del costo del denaro nella riunione di settembre. Ci aspettiamo una riduzione del livello dei tassi di interesse negli Stati Uniti di 100 bps entro la fine dell’anno.