Una rete di società nate negli ultimissimi anni, dopo l’ascesa al potere di Matteo Salvini e il patto con Russia Unita. Un gruppo di giornalisti italiani è riuscito a ricostruirla nel dettaglio, lavorando insieme ai ricercatori di Global Witness.
“Il quadro che emerge è quello di una rete d’imprese con scarsa attività economica, ma all’interno delle quali si trovano personaggi che uniscono la Lega all’estrema destra, italiana ed europea”, scrivono Giovanni Tizian e Stefano Vergine in un articolo pubblicato sull’Espresso, in cui citano anche il lavoro fatto dalla collega giornalista Costanza Spocci.
Nel testo viene anticipato un capitolo de “Il libro nero della Lega“, Edito da Laterza e in libreria da oggi. Nelle pagine dell’opera di inchiesta giornalistica, il focus è sulle aziende fondate nella Federazione russa da uomini vicini al partito sovranista italiano.
“La maggior parte dei titolari fanno della Lega e dell’associazione Lombardia-Russia, fondata dall’ex portavoce del vicepremier Salvini. Vicepremier che ha nominato di recente uno di loro a palazzo Chigi, con il ruolo di consigliere strategico“.
Russiagate italiano, “legame stretto di affari e politica”
Gli autori mettono dunque in luce un legame stretto di affari e politica, dall’Italia alla Russia passando per la Bulgaria. E arrivando fino alla piccola repubblica di Calmucchia, zona meridionale della Federazione, Mar Caspio, “l’unico distretto russo a maggioranza buddhista”.
È “lì che hanno investito Palmiro Zoccatelli ed Eliseo Bertolasi. Zoccatelli è un leghista dell’associazione Veneto Russia, costola di quella lombarda, ed è anche tra i componenti della onlus Famiglia e civiltà, con la quale ha organizzato eventi pubblici alla presenza sia di Alexey Komov (amico e collaboratore dell’oligarca Malofeev) che dell’attuale ministro della Famiglia, il leghista Lorenzo Fontana”.
Nelle oltre 300 pagine del libro vengono citati tutti gli episodi salienti della recente storia del partito fondato da Umberto Bossi. Ci sono i conti sui quali sono fatti transitare i 49 milioni di rimborsi elettorali della truffa sui rimborsi elettorali architettata da Bossi e Francesco Belsito. Viene inoltre raccontato il metodo “Parnasi” per farli sparire
Viene infine descritta la nascita della ‘nuova Lega’ guidata dal ministro dell’Interno, che di quei fondi dice di non sapere nulla.