L’Italia non e’ piu’ un paese democratico e occidentale. La direttiva del cda Rai che per la campagna elettorale censura i quattro approfondimenti del servizio pubblico Porta a Porta, Ballarò, Annozero e L’Ultima parola, e’ fascismo o comunismo (“e’ dittatura come in Birmania o Cuba”, dice il deputato PdL Luca Barbareschi); comunque sono abusi di potere governativi contrari ai principi di liberta’ d’espressione del pensiero sanciti dalla Costituzione. Invece di dibattere MOLTO di piu’, in vista delle elezioni, come si fa in tutti i paesi civili (in America dove WSI ha la redazione, si organizzano dibattiti TV tra tutti i candidati, proprio per far conoscere ai cittadini programmi e facce di chi andra’ a coprire cariche pubbliche) invece di far circolare maggiormente le idee prima della prova elettorale, no, tutto viene invece bloccato dall’alto con un’arroganza senza fine.
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I giornalisti sono in rivolta contro la direttiva del consiglio di amministrazione della Rai. La protesta di piazza – prevista stasera alle 20 in via teulada – e un videocomunicato nei tg in alternativa allo sciopero che subito non si può fare, sono le prime forme di mobilitazine annunciate. Ma anche le vie legali. Conduttori dei talk show in testa, il sindacato dei giornalisti della Rai (Usigrai) e la Federazone nazionale stampa italiana (Fnsi) annunciano subito che non lasceranno nulla di intentato per revocare lo stop.
La Fnsi: colpo mortale all’informazione. «La decisione della Commissione di Vigilanza della Rai di abolire le trasmissioni giornalistiche di approfondimento rappresenta un colpo mortale all’informazione e all’autonomia dei colleghi», ha affermato il presidente dell’Ordine nazionale dei giornalisti, Lorenzo Del Boca.
Botta e risposta tra Bruno Vespa e Michele Santoro. Il conduttore di Porta a Porta oggi sul Corriere della Sera pur definendo «grave e ingiusta» la scelta dei vertici di Viale Mazzini, dice: «vogliamo essere onesti? la decisione della Rai, come quella della Vigilanza, ha un nome e cognome: Michele Santoro». E più avanti: «è passato sulla par condicio con il garbo di Attila. Con accenti diversi, l’ha massacrata nell’arco dei decenni. Vorrei che mi si dicesse in quale grande tv pubblica e anche privata al mondo esiste un programma di prima serata in cui la vittima è costantemente la stessa parte politica, che stia al governo o all’opposizione. Quindi non potendo sospendere solo Santoro in campagna elettorale, nonostante non rispetti (basti rivedere i programmi del 2001) hanno cancellato – spiega Vespa – anche le nostre trasmissioni». E conclude: «L’azienda ha una sola giustificazione: Santoro è lì per ordine del magistrato».
Immediata la replica di Santoro dai microfoni di Radio Città Futura: «Bruno vespa è il mio Gerovital: mi sta facendo tornare ragazzino, quando andavamo a scuola c’era sempre quel compagno di classe un po’ birbantello che indicava l’altro come responsabile delle marachelle». «Ma noi – conclude il conduttore di Annozero – ci battiamo anche per lui perché quello che sta succedendo non ha precedenti nella storia della tv occidentale, è un atto censorio molto grave».
D’Alema: grave colpo alla libertà di informazione. «La legge sulla par condicio è stata varata dal mio governo oltre dieci anni fa e in tutto questo tempo non è mai successo quello che è accaduto adesso. Questo significa che la colpa non è della legge ma è del regolamento. È stato inferto un grave colpo alla libertà di informazione, per tutto il tempo in cui la legge è stata in vigore non è mai successo niente di simile», ha detto il presidente del Copasir, Massimo D’Alema.
Casini: no bavaglio a campagna elettorale. «La decisione del Cda della Rai è del tutto sbagliata. Terremoto, piccole e medie imprese, famiglie, tasse: si vuole mettere il silenziatore alla campagna elettorale», ha commentato il leader dell’Udc, Pier Ferdinando Casini.
«L’Italia dei Valori aderisce alla veglia per la libertà indetta dall’Usigrai per stasera alle 20 a via Teulada», ha detto il capogruppo dell’Idv in commissione di Vigilanza, Pancho Pardi. «Intendiamo protestare contro la scelta del cda Rai – sottolinea Pardi – che applica in forma letterale la decisione presa dalla Vigilanza. Le regole del gioco andrebbero decise insieme, non con colpi di mano di una parte politica. Cancellare tutte le trasmissioni di approfondimento politico ha il sapore di una censura preventiva inaccettabile per la nostra democrazia e – ha concluso – confligge terribilmente con l’articolo 21 della Costituzione».
Barbareschi (Pdl): è dittatura, come in Birmania. Lo stop non piace nemmeno nel Pdl. «Questa mattina ci siamo risvegliati in una dittatura, degna della Birmania. Uno scempio inaccettabile, quello della cancellazione dei programmi tv con contenuto politico. Mi viene da chiedere ai soloni che si sono inventati questa robaccia di spiegare cosa sia esattamente configurabile come “contenuto politico”», ha detto Luca Barbareschi, vicepresidente Pdl della Commissione Trasporti e Comunicazione
della Camera e conduttore di un programma su La 7.