Mercati

Twitter contro Musk: ora spunta una “talpa”. Un ex manager mette nei guai il social media

Questa notizia è stata scritta più di un anno fa old news

Nella battaglia legale tra Elon Musk e Twitter spunta ora una testimonianza-chiave, che potrebbe rivelarsi determinante per l’esito del processo. La società di social media deve ora misurarsi con le accuse di un suo ex dipendente, l’ex responsabile della sicurezza della società Peiter Zatko.

Secondo Zatko, che vanta un passato come hacker ed è conosciuto nel mondo cyber come ‘Mudge’, ha presentato il 6 luglio scorso un esposto alla Sec, al Dipartimento di Giustizia, alla Federal Trade Commission e ad alcuni membri del Congresso per denunciare Twitter di “gravi carenze e negligenze”. In altre parole, a suo avviso il social media avrebbe ingannato le autorità americane sulle sue difese di cybersicurezza e sugli account falsi, mettendo così a rischio la sicurezza nazionale e la democrazia.

Accuse pesanti che rischiano di minacciare l’azione legale avviata da Twitter contro Elon Musk per costringerlo ad acquistare la società, e che, al contrario, sono musica per le orecchie del tycoon, che proprio per l’incertezza sul numero di account falsi vuole far saltare il suo accordo per comprare il social per 44 miliardi di dollari.

Le accuse di Zatko

Cacciato dal social lo scorso gennaio, l’ex manager ha descritto la società come caotica e senza timone, incapace di tutelare in modo appropriato i suoi 238 milioni di utenti giornalieri, incluse le agenzie governative e i capi di stato. E l’ha accusata di aver violato l’accordo con la Ftc (l’authority Usa per le telecomunicazioni) del 2011 sulla protezione dei dati degli utenti, di aver ingannato le autorità sull’identificazione e la rimozione degli account falsi o spam, inclusi quelli che potevano essere usati per le interferenze estere e la disinformazione. Zatko si è spinto fino ad accusare Twitter di aver nei suoi libri paga agenti stranieri con “accesso diretto ai dati degli utenti“.

C’è chi sospetta che Mudge possa aver agito per ripicca. Che sia vero o meno, resta il fatto che il suo è uno dei profili più adorati nel mondo della sicurezza informatica. E’ considerato tra i massimi esperti della rete. Una volta disse che lui il suo team avrebbero potuto mettere fuori uso Internet in tutto il mondo in meno di 30 minuti.

La battaglia legale tra Twitter e Musk

Le rivelazioni di Mudge arrivano a meno di 2 mesi dall’inizio dello scontro in aula, in Delaware, tra Twitter e Musk, e toccano un tasto – quello degli account spam – su cui lo stesso Musk ha fondato le sue argomentazioni alla base del suo ritiro dall’acquisizione.

Per tirare acqua al suo mulino, Musk ha recentemente deciso di coinvolgere nel processo anche il co-fondatore ed ex ceo Jack Dorsey, dimessosi dalla carica di amministratore delegato di Twitter a novembre scorso.

Nell’atto di citazione depositato lunedì scorso, Musk ha chiesto a Dorsey informazioni in merito agli account falsi o bot su Twitter. In particolare, il team di Musk è alla ricerca delle indicazioni sulle metriche utilizzate per il loro conteggio. Tali informazioni potrebbero essere rilevanti per “l’impatto o l’effetto di account falsi o spam sull’attività e sulle operazioni di Twitter”. E, quindi, determinanti al fine di provare la sua tesi: ovvero che il numero di utenti attivi di Twitter sia più basso di quanto dichiarato dal social network. Twitter intanto continua a sostenere di non aver mai mentito sul numero di account falsi, che ha dichiarato essere inferiore al 5%.