Debutto deludente per la tanto attese Ipo di Uber. La società di trasporti, nata nel 2009 a San Francisco che in pochi anni ha cambiato la mobilità urbana di centinaia di città, ha chiuso il suo primo giorni di contrattazione al Nyse, venerdì scorso, con un prezzo a 41,5 dollari, sotto quello di collocamento che era stato fissato a 45 dollari (-7,6%).
Uber ha venduto 180 milioni di titoli al prezzo di collocamento raccogliendo 8,1 miliardi di dollari e raggiungendo una valutazione di 75 miliardi circa, nettamente inferiore ai 120 miliardi a cui aveva puntato lo scorso anno.
Per Dara Khosrowshahi, amministratore delegato di Uber, “Una seduta non può determinare il nostro successo o fallimento. Tanto più in una giornata in cui le trattative tra Cina e Usa hanno creato molta volatilità e incertezza. Quello che è importante è che abbiamo fatto il nostro accordo. Abbiamo raccolto oltre 8 miliardi di dollari in capitale primario, che sarà un motore importante per crescere “.
Secondo Malcolm Burne, consulente del fondo MV Star Star NG:
“Solo il tempo dirà il vero valore di questo marchio globale. È successo lo stesso con i FAANG, che hanno subito una forte pressione immediatamente dopo l’IPO ma poi si sono rivelati buoni investimenti a lungo termine. Nessuna di queste società tuttavia garantisce di restituire profitti e dividendi per diversi anni”