Tre miliardi di euro: è questo l’importo messo sul piatto da Ubs per acquistare la rivale Credit Suisse. Lo storico accordo, che prevede l’acquisto del colosso finanziario svizzero in difficoltà, ha lo scopo di andare a disinnescare la crisi che sta attanagliando il sistema bancario. E che, soprattutto, farà nascere una delle maggiori banche europee. Ciononostante, Credit Suisse oggi ha aperto in borsa in calo del 63%, al di sotto prezzo di acquisto da parte di Ubs.
La Banca Nazionale Svizzera metterà a disposizione di Ubs qualcosa come 100 miliardi di liquidità per far fronte alle perdite che potrebbero arrivare da Credit Suisse.
Alla fine di una settimana contraddistinta da negoziati frenetici, che a tratti sono sembrati drammatici visto il rischio dell’espandersi dell’effetto contagio, è arrivato un importante accordo. Le principali banche centrali – tra le quali possiamo citare la Bce, la Fed, ma anche quella del Giappone, dell’Inghilterra e del Canada – sono intervenute per effettuare delle iniezioni straordinarie di liquidità.
Entrando un po’ più nel dettaglio sull’operazione, Ubs ha acquistato il Credit Suisse per 0,76 franchi svizzeri ad azione o tre miliardi di franchi svizzeri. Questo è quanto si evince dalla nota che è stata diffusa nel corso delle ultime ore. Colm Kelleher, presidente di Ubs, spiega che l’integrazione rafforza la Svizzera come centro finanziario globale. Credit Suisse
Ubs, arriva anche il pacchetto incentivi
In cambio di questa operazione, che, è bene ricordarlo, è stata effettuata a seguito di una pressione diretta della politica e dei vari regolatori, Ubs è riuscita ad ottenere alcune misure a sostegno del piano di salvataggio. Sicuramente, uno degli incentivi più importanti è un pacchetto da 100 miliardi di liquidità extra da parte della Banca Nazionale Svizzera. A questi si aggiungono 9 miliardi di garanzie pubbliche a copertura di eventuali esuberi, cause legali e minusvalenze da cessioni.
È previsto, inoltre, uno schermo per le eventuali cause legali e viene data la possibilità di derogare alle norme che prevedono sei settimane di tempo ai soci, per provvedere ad avvallare le operazioni di questo genere. Ubs, inoltre, avrebbe ottenuto di introdurre tra le condizioni sospensive, il caso in cui i Cds del Credit Suisse dovessero raggiungere dei livelli ritenuti troppo elevati.
Nella nota diffusa, si legge inoltre che gli azionisti di Credit Suisse riceveranno ogni 22,48 azioni detenute una di Ubs, pari quindi a 0,76 franchi svizzeri per azione per un corrispettivo totale pari a 3 miliardi di franchi svizzeri. Nel momento in cui si arriverà alla fusione tra le due attività, si arriverà ad un tasso annuo di riduzione dei costi pari ad oltre 8 miliardi di dollari entro il 2027. Della nuova entità, che nascerà dalla fusione, il presidente sarà Colm Kelleher, mentre Ralph Hamers sarà il ceo. L’intera operazione non è soggetta all’approvazione degli azionisti.
La Fima, la Banca Nazionale Svizzera, il Dipartimento federale delle finanze svizzero e le altre autorità di regolamentazione hanno dato il via libera ad UBS al pre-accordo.
Ralph Hamers ha spiegato che “la fusione tra Ubs e Credit Suisse rafforzerà i punti di forza di Ubs e migliorerà ulteriormente la nostra capacità di servire i nostri clienti a livello globale e rafforzerà le nostre migliori capacità. L’operazione supporta le nostre ambizioni di crescita in America e in Asia, rafforzando allo stesso tempo le nostre attività in Europa, e non vediamo l’ora di accogliere i nostri nuovi clienti e colleghi in tutto il mondo nelle prossime settimane”.
Credit Suisse, la nazionalizzazione scampata
Nel caso in cui non ci fosse stato un vero e proprio piano di salvataggio, il governo elvetico sarebbe stato pronto a nazionalizzare la banca. Questa soluzione avrebbe inevitabilmente richiesto il coinvolgimento diretto di alcune categorie di investitori, non solo quello degli azionisti diretti, che sono esposti verso il Credit Suisse. Questa possibilità ha portato al crollo improvviso dei bond attualmente in circolazione, prima di tutto quelli subordinati. Un eventuale bail in, in qualsiasi forma possa essere presentato, spaventa i mercati per definizione.
Ad aprirsi, comunque, è anche un altro tema particolarmente importante: quello dell’occupazione. Il sindacato elvetico dei bancari ritiene che un’eventuale fusione tra le due principali banche svizzere possa portare a qualcosa come 10mila esuberi. Una cifra ritenuta monstre, che ha portato l’associazione a chiedere l’immediata apertura di un tavolo politico.
Arriva un altro salvagente da parte delle banche centrali
Subito dopo la presentazione del piano Ubs-Credit Suisse è arrivato un altro salvagente al sistema bancario, questa volta di sistema, che è stato annunciato direttamente dalle banche centrali. Bce, Banca del Canada, Banca d’Inghilterra, Banca del Giappone, Federal Reserve e Banca Nazionale Svizzera hanno messo in campo un’operazione coordinata per migliorare l’efficacia delle linee swap in dollari per garantire una maggiore liquidità.
A renderlo noto è stata direttamente la Bce attraverso un comunicato, che ha spiegato che per migliorare l’efficacia delle linee di swap nel fornire finanziamenti in dollari Usa è stato concordato di aumentare la frequenza delle operazioni con scadenza a 7 giorni da settimanale a giornaliera.