Mercati

UBS GWM: dove andranno i mercati nel 2025

I mercati hanno ancora benzina per crescere. Sono le stime di UBS Global Wealth Management per il 2025, che vedono, almeno nello scenario base, una crescita ulteriore dello S&P 500 fino a quota 6.600 punti (contro i circa 6 mila punti attuali) entro la fine del 2025. Tutto questo grazie a una solida crescita degli Stati Uniti, a tassi d’interesse più bassi e ai progressi legati all’intelligenza artificiale.

I ruggenti anni Venti

Dall’inizio degli anni 2020 i mercati azionari globali sono cresciuti del 50%, il PIL nominale è aumentato di oltre il 30% e gli utili corporate degli Stati Uniti sono quasi raddoppiati, si legge in una nota in cui si spiega che tali incrementi sono stati raggiunti nonostante i lockdown senza precedenti implementati a livello mondiale durante la pandemia, lo scoppio delle guerre in Europa orientale e in Medio Oriente e la più grande impennata di tassi d’interesse e inflazione degli ultimi decenni.

Ora le cose possono cambiare, alla luce della presidenza Trump che può potenzialmente rimodellare il panorama economico e geopolitico degli Stati Uniti.

Per Mark Haefele, Chief Investment Officer di UBS GWM:

“Il risultato delle elezioni statunitensi rimane un punto focale, con la prospettiva di imposte più basse e di una deregolamentazione che si aggiunge a una narrazione di mercato positiva in stile ‘ruggenti anni Venti’, caratterizzata da una crescita solida e da continui investimenti nell’IA. Tuttavia, i temi della deglobalizzazione, del debito e della demografia, tra gli altri, ci impongono di prepararci a un’ampia gamma di risultati per il prossimo anno”.

Rischio stagflazione

I fari degli esperti di UBS Global Wealth Management  sono puntati sul pericolo dazi in grado di “impattare in maniera significativa gli scambi commerciali, ridurre la domanda interna degli Stati Uniti e portare a un aumento dell’inflazione”.

Uno shock tariffario potrebbe innescare uno scenario di downside caratterizzato da stagflazione. Al contempo, le negoziazioni con i partner commerciali o le sfide legislative a livello nazionale potrebbero attenuarne la portata e l’impatto, mentre i tagli alle imposte e la deregolamentazione potrebbero sostenere una narrazione di mercato più positiva.

FED

Per quanto riguarda la politica monetaria della Fed, anche se le tariffe potrebbero temporaneamente aumentare l’inflazione – dicono gli esperti – crediamo che la Federal Reserve continuerà il suo percorso di di tagli dei tassi per raggiungere una politica neutrale; prevediamo tagli dei tassi di 100 pb nel 2025.

“Tuttavia, la Fed monitorerà attentamente i fattori che potrebbero avere un impatto più duraturo sull’inflazione o sulle aspettative di inflazione, come ad esempio la migrazione, tariffe commerciali generalizzate o una politica fiscale significativamente allentamento della politica fiscale”.

Italia in rallentamento

E l’Italia? Sul fronte macro, gli esperti di UBS si aspettano un rallentamento del Pil per via di una riduzione dei consum più contenuta (Pil previsto intorno all’1%). Andamento simile è atteso per Germania, Francia e Italia. Mentre Spagna, Regno Unito e Svizzera dovrebbero registrare performance positive, con tassi di crescita superiori all’1%,

Per quanto riguarda il resto del mondo, in Asia la crescita della Cina dovrebbe rallentare, dal momento che è poco probabile che le misure di stimolo fiscale adottate siano sufficienti a compensare completamente l’impatto dei dazi e delle sfide strutturali. L’India, invece, dovrebbe continuare a registrare una crescita più robusta.

Asset su cui puntare

Entrando più nel dettaglio delle strategie di mercato:

Cash

I rendimenti del cash sono destinati a diminuire, in vista di ulteriori tagli dei tassi da parte delle banche centrali. Al contempo, le obbligazioni di tipo investment grade offrono rendimenti interessanti e un potenziale di plusvalenza, con rendimenti totali in dollari attesi nell’intervallo a una sola cifra.

Azioni

Il 2025 dovrebbe portare ulteriori rialzi ai mercati azionari. Gli Stati Uniti sono il principale mercato, mentre un’esposizione diversificata all’Asia, Giappone escluso, potrebbe rivelarsi efficace per cogliere i potenziali fenomeni di upside nella regione, pur gestendo i rischi. In Europa, le piccole e medie imprese dell’Eurozona e i titoli svizzeri con dividendo di elevata qualità appaiono interessanti.

Matteo Ramenghi, Chief Investment Officer, UBS WM Italy, ha spiegato a questo proposito:

“Dopo due anni di elevati tassi d’interesse, famiglie e aziende hanno accumulato livelli di liquidità che non si vedevano da oltre tre decenni. Man mano che i tassi d’interesse scendono, ci potrebbe essere una migrazione di questa liquidità verso impieghi più remunerativi come obbligazioni, immobiliare e azioni. In questo contesto, abbiamo una preferenza per l’azionario americano con particolare riguardo ad alcuni settori: tecnologia, utility e finanziari. Per quanto riguarda la tecnologia, preferiamo le mega cap quotate, i semiconduttori e alcune aziende private innovative. Le utility potrebbero risentire di un minor supporto governativo alle rinnovabili, ma la domanda di elettricità sarà in forte crescita. Il settore finanziario dovrebbe invece trarre beneficio dalla deregolamentazione promessa da Trump”.

Nel dettaglio dei settori, UBS Global Wealth Management consiglia di guardare ai settori dell’intelligenza artificiale, e dell’energia che costituiscono due opportunità nell’ambito dei titoli azionari che potrebbero potenzialmente offrire una crescita degli utili significativa e sostenuta, in grado di far ottenere a chi investe in queste aree rendimenti superiori nel lungo periodo.

Trading range nel dollaro

Il dollaro – dicono da UBS Global Wealth Management – è probabilmente in balia di fattori positivi a breve termine, tra cui la rigidità dei mercati del lavoro statunitensi e i dazi, e di fattori negativi a più lungo termine, tra cui la sopravvalutazione. Gli investitori dovrebbero sfruttare i periodi di resistenza per ridurre l’esposizione al dollaro.

“Per quanto riguarda le valute, a medio termine il dollaro appare vulnerabile per via della debole posizione fiscale. In termini relativi, l’euro dovrebbe apprezzarsi anche se a breve pesa la debolezza dell’economia europea e la complessa situazione politica” spiega Ramenghi.

Puntare sull’oro

Tassi d’interesse più bassi, i rischi geopolitici persistenti e timori sul debito pubblico statunitense dovrebbero continuare a supportare l’oro nel 2025. Ci sono anche opportunità a lungo termine nel rame e in altri metalli di transizione, in quanto la domanda aumenta insieme ai crescenti investimenti nella generazione di energia, nello stoccaggio e nel settore dei trasporti ad energia elettrica.

“Manteniamo il nostro obiettivo di di 2.900 dollari USA/oz per la fine del 2025 e continuiamo a consigliare e continuiamo a raccomandare un’allocazione del 5% circa all’oro come diversificatore” si legge nell’outlook.

Tempo di real estate

Le prospettive per gli investimenti immobiliari residenziali e commerciali sono positive. In presenza di un’offerta limitata e di una domanda in crescita – si legge nell’outlook –  vi sono opportunità in settori quali la logistica, i data center e gli alloggi multifamiliari.