A guardare la performance delle due più importanti cripto-valute dalle vette raggiunte nelle ultime settimane, vengono i brividi. Il bitcoin ha sfiorato i 5570 dollari, mettendo a segno un rendimento del 2100% in soli due anni. Nello stesso arco di tempo, il valore di un Ethereum è salito da 50 centesimi a 323,5 dollari, più 57660%. Numeri tali da spingere molti osservatori a un giudizio perentorio: trattasi di una macroscopica onda speculativa. Ad analoga conclusione, del resto, sono giunti anche gli analisti di Ubs, in un report appena pubblicato.
“Le criptovalute sono quasi certamente una bolla”, scrive la direzione investimenti del wealth management del gruppo svizzero in un’analisi scritta a più mani da Sundeep Gantori, Paul Donovan, Kiran Ganesh, Matthew DeMichiel, Kevin Dennean, Michael Klien e Fabio Trussardi.
A questo risultato, gli analisti della banca d’affari giungono attraverso uno studio dei fattori ricorrenti nella storia dei fenomeni di esuberanza irrazionale sui mercati. Le bolle, spiegano Gantori e colleghi, si verificano quasi sempre in presenza di una novità: il cambiamento, per definizione, alimenta l’incertezza sul futuro, spiegano gli analisti, citando alcuni esempi. Nel XVII secolo, i tulipani – considerati al centro di una delle prime bolle finanziarie della storia economica – rappresentavano una novità esotica per gli europei. La bolla delle dot.com si gonfiò agli inizi del 2000 sul nascente fenomeno di internet.
Una seconda caratteristica delle bolle esplose in passato è il ritardo con il quale si dovrebbe materializzare la performance delle attività reali sottostanti. “Se il risultato atteso dovesse manifestarsi in un periodo di tempo limitato, qualsiasi fallimento indebolirebbe le quotazioni di quell’asset – scrivono gli analisi -. Al centro della speculazione sui tulipani c’era un evidente divario temporale: il compratore doveva attendere il completamento della crescita dei bulbi prima di essere in grado di verificare la qualità dei fiori acquistati tempo addietro”. Un ragionamento analogo vale per i titoli tecnologici.
La bolla delle dot.com prometteva un futuro di prosperità e benessere e nel frattempo non era necessario dedicare attenzione ad aspetti volgari quali la dinamica degli utili”, ironizzano gli analisti di Ubs, secondo cui le criptovalute sembrano incarnare entrambe le caratteristiche:
“Sono relativamente nuove. Si ritiene che i benefici per l’economia mondiale abbiano bisogno di alcuni anni per concretizzarsi. Non solo. Si nota un volume relativamente alto negli scambi sulle criptovalute, in contrasto con l’uso ancora limitato nell’economia reale. Suggerisce che molti acquirenti stanno cercando un guadagno speculativo, ben lungi dall’intenzione di usare queste divise digitali per effettuare una transazione nel mondo reale”.
L’ultima caratteristica delle bolle è un palese scollamento tra il prezzo di un’attività e i suoi “fondamentali”.
“Questo aspetto è il più difficile da esaminare – concludono -. Ma essendo evidenti le altre caratteristiche tipiche di una bolla finanziaria, i prezzi delle criptovalute ne sono quasi certamente un esempio”.