BRUXELLES (WSI) – E’ impietosa l’analisi che il Comitato economico e finanziario europeo fa della situazione italiana nel dossier, chiamato Opinione sui conti italiani, che sarà sul tavolo dell’Eurogruppo il prossimo 20 marzo e in cui si rivela uno scenario tragico per Roma.
Il rischio palese è che salti un pezzo della flessibilità, quella per gli investimenti, concessa all’Italia nel 2016 e che avrebbe come conseguenza nel peggiore degli scenari la restituzione dei soldi, lo 0,2% del Pil, altri 3,4 miliardi, o parte di essi per non finire in procedura di infrazione. Da qui il rischio che la manovra sia molto più pesante di quella prospettata.
La Commissione Ue a febbraio scorso aveva bocciato la Legge di Stabilità ma ha anche dato due mesi in più di tempo a Roma per approvare la correzione dei conti pari allo 0,2% del Pil, in soldoni 2,4 miliardi di euro in più. Il Comitato economico e finanziario Ue ha approvato la proroga dei termini concessi all’Italia ma ha anche rivelato uno grosso rischio che corre il nostro paese.
Nel 2017 il deficit italiano salirà al 2,4% del Pil dal 2,3% di un anno prima mentre il debito si avvia verso il 133,3%. Nel 2017 il governo di Roma avrebbe dovuto realizzare una correzione strutturale pari allo 0,6% del Pil ma in verità, notano da Bruxelles, ci sarà un deterioramento dello 0,4 per cento. L’Italia rischia così una deviazione significativa rispetto all’aggiustamento nel 2017.
Ma non solo quelli 2017, per Bruxelles non tornano neanche i conti del 2016. Come rende noto il Comitato infatti il governo di Roma aveva promesso un aumento degli investimenti ma poi non è stato di parola.
Roma rischia una deviazione significativa rispetto agli impegni nel 2016 e 2017 con il pericolo che non si dimostri più capace di mantenere la dinamica del debito su un percorso sostenibile.
Il tutto potrà essere evitato con la manovra correttiva che il governo dovrà presentare entro aprile: se essa sarà completa e credibile – tradotto più pesante – il problema della flessibilità per gli investimenti sarà risolto con qualche trucco puramente tecnico, altrimenti le due questioni si accavalleranno e per l’Italia si profilerà il rischio concreto che finisca in procedura d’infrazione.