BRUXELLES (WSI) – Per il verdetto definitivo dell’Ue sui conti pubblici italiani bisognerà probabilmente aspettare ancora una settimana ma intanto il responsabile dell’Economia del blocco ha aperto uno spiraglio alla possibilità di concedere maggiore flessibilità per il 2018. Così si è espresso il commissario agli Affari economici dell’Unione europea, Pierre Moscovici nel corso del G7 delle finanze a Bari.
“Non siamo al momento delle decisioni, stiamo discutendo, sappiamo che ci sono le regole, e l’Italia deve impegnarsi (…) Finora tutta la flessibilità è stata garantita. Ora stiamo considerando le circostanze, non siamo rigidi e il dialogo tra la Commissione, l’Italia e Padoan è buono (…) l’Italia deve costantemente andare avanti sul cammino delle riforme”.
Una dichiarazione che fa ben sperare considerando anche che nelle previsioni economiche di primavera presentate dalla Commissione Europea si prevede che il prossimo anno l’Italia arriverà ad un livello di indebitamento al 2,3% della ricchezza prodotta, più di quest’anno e il motivo lo riporta articolo de La Stampa:
“Nessuno a Bruxelles crede alla possibilità che il governo faccia scattare quelle clausole (ndr: di salvaguardia) dunque sono state di fatto eliminate dai calcoli della Commissione. Se l’ex premier e capo del partito di maggioranza (Matteo Renzi) dice che per nessun motivo al mondo aumenterà l’Iva è inutile insistere oltre”.
Le clausole di salvaguardia di cui si parla sono l‘aumento Iva dal 10 all’11,5% e dal 22 al 25 per cento, clausole che dovrebbero scattare, nei piani del governo, qualora entro fine anno non si dovesse riuscire a tagliare la spesa di 15 miliardi di euro. Quindi Bruxelles dà per scontato che l’aumento Iva non ci sarà ma si attende comune maggiori tasse o minori spese per sei decimali di Pil.
Sempre che nel frattempo non cambino le regole per calcolare il saldo strutturale, vista la trattativa in corso con i tedeschi anche se l’esito sarà ignoto fino alle elezioni tedesche del prossimo 24 settembre.