In Europa non si esita a criticare l’operato di Trump e ad insultare ogni sua azione. Eppure, mentre l’Europa è ancora l’unico continente a non essere uscito dalla crisi, l’economia degli Stati Uniti vola.
Come scrive il New York Times, il tasso di disoccupazione negli States è così basso che un numero sempre maggiore di imprese sta assumendo forza lavoro tra i detenuti; l’articolo spiega come in certe zone la disoccupaziomne arrivi a malapena al 2% e le aziende stiano fornendo opportunità lavorative a persone che per molto tempo sono rimaste escluse dal mercato del lavoro, come appunto i detenuti ma non solo: chi è affetto da qualche forma di disabilità o ancora chi è stato a lungo disoccupato.
L’economista di Harvard ed ex segretario al tesoro, Lawrence H. Summers, spiega così la situazione:
“Quando il tasso di disoccupazione è alto, puoi permetterti di non assumere nessuno che abbia un precedente penale, puoi permetterti di non assumere nessuno che sia stato senza lavoro per due anni. Quando il tasso di disoccupazione è più basso, sono i datori di lavoro a doversi adattare alle persone, più che chiedere alle persone di adattarsi a loro”.
Nell’articolo viene poi presentato come esempio il caso della contea di Dane, nel Wisconsin, dove, con la disoccupazione al 2%, l’offerta di lavoro era talmente alta e la domanda talmente bassa che le imprese manifatturiere hanno messo a lavorare nelle loro fabbriche detenuti che stanno ancora scontando la pena in carcere.
Il Times indica che era dal periodo tra la fine degli anni ’90 e l’inizio degli anni 2000 che l’economia americana non sperimentava una competizione così spietata per assicurarsi forza lavoro, ovvero dall’ultima volta in cui il tasso di disoccupazione (attualmente al 4,1%) è stato così basso.
Chiaro che una situazione di questo genere non possa che portare ad un aumento dei salari. Infatti, in autunno target aveva annunciato un aumento salariale per i suoi lavoratori base e giovedì scorso Walmart, competitor di Target, ha fatto sapere che da febbraio attuerà una mossa simile.
In Aumerica, insomma, i lavoratori vado a ruba e a conferma del dato arrivano anche le parole del vicepresidente senior di Adecco (società di assunzione del personale), Amy Glaser:
“Specialmente durante le recenti festività natalizie, c’è stata un’impennata nella richiesta di addetti ai magazzini, creando opportunità per persone che prima della ripresa economica avrebbero fatto fatica a trovare lavoro. Due anni fa le aziende chiedevano ai magazzinieri di avere diplomi di scuola superiore ed esperienza con gli scanner utilizzati per tracciare la merce. Ora, in misura crescente, non ne hanno bisogno. Abbiamo visto un’escalation estrema negli ultimi 12 mesi; se qualcuno fa domanda per un posto di lavoro e tu non rispondi entro 24 ore, quella persona avrà già trovato un altro lavoro”.
Grazie al contesto che si è venuto a creare, dice la reclutatrice di Stoughton Meghen Yeadon, persone che fino a poco tempo fa sarebbero rimaste ai margini del mercato del lavoro adesso sono considerate delle risorse.
Il New York Times conclude dicendo che i redditi delle famiglie sono aumentati rapidamente e ci sono segnali che l’inasprimento del mercato del lavoro stia finalmente cominciando a spostare il potere contrattuale dalle aziende ai lavoratori.
Un ulteriore conferma arriva da Ahu Yildirmaz, economista che aiuta a dirigere il settore ricerca della società di elaborazione degli stipendi ADP, il quale spiega che i dati della sua azienda mostrano come sempre più persone stiano cambiando lavoro, ricevendo aumenti salariali per essere incentivati a farlo. Tutti elementi che descrivono un’economia in buona salute, cosa che il Presidente Trump potrà agilmente rivendicare durante la campagna elettorale per le elezioni di midterm.
Sarebbe forse il caso che l’UE, invece di criticare l’operato d’oltreocenao, mettesse in discussione il proprio modello di economia visti i risultati che sta ottenendo.