Economia

Ue: dopo scandalo Danske Bank giro di vite contro i “golden Visa”

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Giro di vite di Bruxelles contro i ricchi investitori.  L’Unione europea chiede agli Stati membri di rafforzare i controlli di sicurezza sugli investitori facoltosi che richiedono i golden visa, passaporti concessi agli extracomunitari che, in cambio della cittadinanza o residenza, investono una cifra prestabilita dalle autorità dei singoli Stati. Circa 20 governi dell’UE, tra cui Regno Unito, Portogallo e Spagna, offrono inoltre diritti di residenza più limitati a cittadini ricchi non comunitari in cambio di investimenti in proprietà, titoli di Stato o, talvolta, direttamente nel bilancio di un governo.

Non sono passati inosservati agli organismi internazionali i gravi rischi di riciclaggio, truffe, evasione e corruzione che si nascondono dietro la richiesta di una cittadinanza europea Secondo una ricerca del Global Witness and Transparency International, i 28 Stati membri dell’UE hanno ottenuto circa 25 miliardi di euro di investimenti diretti esteri negli ultimi 10 anni grazie a regimi che offrono diritti di residenza o piena cittadinanza in cambio di grossi investimenti. Una vera e propria industria della cittadinanza che coinvolge oltre 550 società in tutto il mondo che si occupano di creare e gestire gli schemi per ottenere la seconda residenza o cittadinanza.

Da qui mercoledì la Commissione europea formulerà le sue prime raccomandazioni ai paesi membri su come proteggere dagli abusi i sistemi di investimento in cambio del diritto di residenza o della piena cittadinanza chiesti gli stranieri per avere il passaporto Ue.  L’iniziativa fa seguito agli scandali di alto profilo sul riciclaggio di denaro dell’anno scorso, come il caso della Danske Bank. Sebbene Bruxelles non abbia il potere diretto di controllare i sistemi, esorterà i governi a concordare controlli di sicurezza comuni per tutti i richiedenti e spingerà per ottenere elenchi obbligatori del numero di domande presentate e respinte ogni anno, insieme ai paesi di origine.

La relazione che presenterà Bruxelles, e di cui scrive oggi il Financial Times, non  fa un elenco dei paesi che hanno goduto di più di questo sistema del golden visa ma i funzionari dell’UE hanno detto che i risultati sono stati progettati per evitare di scatenare conflitti tra Bruxelles e gli Stati membri in vista delle elezioni europee di maggio. Un’occasione persa come afferma Laure Brillaud, responsabile della politica antiriciclaggio di Transparency International EU.

“Le proposte della Commissione chiaramente non hanno l’ambizione che ci saremmo aspettati alla luce dei recenti scandali (…) La dimensione europea del problema è chiara, la soluzione sarà anche europea, ma la Commissione ha perso l’opportunità di proporre un programma ambizioso per una regolamentazione del settore a livello europeo”.