BRUXELLES (WSI) – Si ritorna a parlare dell’olio di palma e sui suoi effetti sulla salute. L’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) ha aggiornato il parere scientifico fornito nel 2016 sostenendo che l’olio di palma non fa poi così male.
In particolare l’Autorità ha studiato la presenza di alcuni contaminanti in certi tipi di oli vegetali, compreso l’olio di palma, al fine di comprendere quanto possa essere pericolo il livello di esposizione dei consumatori e gli eventuali effetti nocivi a lungo termine legati all’assunzione dei contaminanti. Ebbene se nel 2016, l’EFSA aveva concluso che gli oli vegetali studiati portano a potenziali problemi di salute per il consumatore medio di tutte le fasce d’età giovanile e per i forti consumatori di tutte le fasce d’età, ora cambia un po’ idea.
“I livelli di consumo di 3-MCPD (un contaminante da processo derivato dal glicerolo, ndr) tramite gli alimenti sono considerati privi di rischi per la maggior parte dei consumatori, ma esiste un potenziale problema di salute per i forti consumatori delle fasce di età più giovani. Nella peggiore delle ipotesi, i neonati nutriti esclusivamente con latte artificiale potrebbero lievemente superare il livello di sicurezza”.
Così l’Efsa ha alzato la dose giornaliera tollerabile (DGT) di 3-MCPD in microgrammi per chilo di peso corporeo di due volte e mezzo rispetto al valore indicato nel 2016. Se però da una parte si scopre che l’olio di palma non fa poi così male alla salute, dall’altra parte permangono i rischi sull’ambiente. La sempre più crescente domanda mondiale spinge specie i produttori del Sud-Est asiatico ad incendiare ampie porzioni di foreste per creare nuovi campi e lo fanno soprattutto nelle torbiere ossia quei resti vegetali che si trovano nel terreno e una volta incendiata rilasciano nell’aria un mix esplosivo di metano, monossido di carbonio, ozono e gas.
L’uso dell‘olio di palma è controverso: impiegato sia nell’industria dolciaria ma anche negli idrocarburanti, l’Unione europea in quest’ultimo caso vorrebbe bandirlo entro il 2021 “incoraggiando allo stesso tempo lo sviluppo di biocarburanti più puliti“. Una decisione che però dall’altra parte del mondo non piace. A Kuala Lumpur, centinaia di coltivatori malesi si sono riuniti per protestare contro la decisione che, secondo il ministro malese delle industrie, delle piantagioni e delle materie prime Datuk Seri Mah Siew Keong è una discriminazione che rischia di mettere sul lastrico 3 milioni di persone che, in Malesia, vivono grazie proprio all’olio di palma.