Economia

Ue: olio d’oliva dalla Tunisia anziché dai Paesi membri

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Olio d’oliva tunisino senza dazi entro il 2019. Questo è il nuovo accordo che l’Ue sta siglando con la Tunisia in questi giorni, per voce del presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker ed il primo ministro tunisino Youssef Chahed.

Dopo quelli con Messico, Giappone e Canda, dunque, arriva anche l’accordo di libero scambio tra Ue e Tunisia; lo stesso Juncker, in una conferenza stampa congiunta con Chahed, ha dichiarato:

“Abbiamo concordato di concludere l’accordo di libero scambio al più tardi entro il 2019, perché vorrei che si concludesse sotto il mandato di questa Commissione”.

Non solo, su pressione del premier tunisino sarà anche tolto il sistema delle quote: a fronte di una campagna olearia tunisina con una produzione stimata in 280mila tonnellate, il Paese nord africano ha infatti visto chiudere la porta dell’extra quota di 35 mila tonnellate di importazione senza dazi varata dall’Unione europea nel 2016.

“Abbiamo insistito sull’importanza di questo prodotto; speriamo che questo accordo possa essere portato avanti e chiediamo anche il superamento di questo sistema temporaneo di quote”, ha infatti detto Chahed.

Nel frattempo, l’Unione europea ha stanziato 10 miliardi di euro di aiuti, dal 2011 al 2020; una quota di 300milioni di euro verrà sborsata quest’anno come dimostrazione tangibile di solidarietà.

Nel trattato verranno introdotti anche altri prodotti, ma l’accordo è principalmente incentrato sull’olio d’oliva. Per questo prodotto, negli ultimi anni sono stati registrati dati export da record, chehanno portato la Tunisia ad essere il terzo fornitore.

In materia è intervenuta anche la Coldiretti:

“il risultato è che nel 2015 l’Italia si è confermata il principale importatore di olio d’oliva, nonostante l’andamento positivo della produzione nazionale. Il rischio concreto è il moltiplicarsi di vere e proprie frodi come sembrano dimostrare le recenti indagini aperte dalla Magistratura dell’Antitrust ma anche di inganni, con gli oli d’oliva importati che vengono spesso mescolati con quelli nazionali. Sotto accusa la mancanza di trasparenza nonostante sia obbligatorio indicare per legge l’origine in etichetta dal primo luglio del 2009. Sulle bottiglie di extravergine ottenute da olive straniere in vendita nei supermercati è però quasi impossibile, nella stragrande maggioranza dei casi, leggere “miscele di oli di oliva comunitari”, ” miscele di oli di oliva non comunitari” o ” miscele di oli di oliva comunitari e non comunitari”, che dovrebbero invece essere obbligatorie per legge”.

Risulta davvero difficile da capire l’operato dell’Ue in questo senso. Anziché favorire le economie degli Stati membri, stipula accordi economici a vantaggio di Stati fuori dall’Unione; inoltre, stanzia miliardi di euro in loro favore, mentre è impassibile sullo sforamento del deficit italiano, piuttosto che sulle politiche di austerity.