ROMA (WSI) – L’Unione Europea è in pericolo: rischia di essere schiacciata dal peso crescente dei nazionalismi e dei populismi e tra dieci anni potrebbe non esistere più. L’allarme arriva direttamente dal presidente del Parlamento europeo Martin Schulz, nel corso di una intervista rilasciata a La Repubblica:
“Sono all’opera forze che vogliono dividerci. Dobbiamo impedirlo, poiché le conseguenze sarebbero drammatiche. L’Unione Europea è in pericolo: non sappiamo se tra dieci anni l’Ue di oggi esisterà ancora. Se lo vogliamo evitare, dovremo lottare duramente”.
Sulle contraddizioni dell’Unione europea, Schulz spiega:
“Molti governi prima concordano sulla cessione di sovranità all’Unione, per poi lamentare inaccettabili interferenze nella sovranità nazionale e bloccare un’azione comune. Sono gli stessi che rimproverano l’Ue perché non sa risolvere i problemi di fronte ai quali ci troviamo”.
La questione, è che:
“Attualmente non è l’Unione Europea a mostrare le proprie debolezze, ma sono gli Stati a fallire. Quando qualche ministro dichiara che il suo Paese difenderà da sé le proprie frontiere, dimentica che in qualche caso sono anche le frontiere dell’Ue. Il ritorno di molti governi al paradigma nazionale è fatale. Nessun Paese da solo può fronteggiare sfide come le migrazioni, il mutamento climatico, il terrorismo, il commercio o la criminalità internazionale”.
In riferimento alla contrarietà di alcuni paesi sul sistema della ripartizione di quote- in particolare di Ungheria e Slovacchia -, nella gestione della crisi dei migranti, Schulz afferma:
“Purtroppo qualche Paese si sottrae alle sue responsabilità e si appella con successo alla solidarietà quando si tratta di rivendicare qualcosa per sé, ma si tira indietro quando tocca a lui fare la sua parte. Non dimentichiamo che gli Stati che sopportano il peso maggiore della crisi dei profughi sono anche quelli che contribuiscono di più al bilancio dell’Unione Europea. Quando l’anno prossimo comincerà la revisione del quadro finanziario pluriennale affronteremo un’intensa discussione sulle priorità dell’Ue”.
Così come sulla fissazione di un numero massimo di profughi da accogliere:
“Una discussione sui limiti massimi ai profughi non ci porta lontano. Cosa succede, se si fissa il limite a un milione di persone e poi arriva il bambino che è il numero un milione e uno? Lo mandiamo indietro e diciamo: “Scusaci, ne abbiamo già un milione, purtroppo devi andartene anche se sei in pericolo di vita?” È chiaro che dobbiamo difendere meglio le frontiere dell’Unione Europea, è un compito comune. Quello che non va è l’innalzamento di muri o di barriere di filo spinato all’interno dell’Europa. Questo danneggia tutti, e oltretutto è inutile”.
Il presidente del Parlamento europeo lancia un appello a tutti gli Stati membri dell’Ue:
“Tutti gli Stati membri dell’UE devono fare di più. Qui purtroppo si riproducono sempre gli stessi schemi: si organizzano incontri, si adottano risoluzioni, si promettono soldi e alla fine nessuno rispetta questi impegni o versa del denaro. È uno spettacolo indegno, che deve finire quanto prima. Nel 2016 i contributi degli Stati membri per l’UE scenderanno a 9,4 miliardi di euro. Significa che i soldi ci sono. E cosa fanno gli Stati membri? Invece di darne una parte per l’assistenza ai profughi nei Paesi vicini della Siria li includono nei bilanci nazionali. Così non può durare”.