NEW YORK (WSI) – Sale la tensione tra Bruxelles e Ankara con il presidente turco Recep Tayyip Erdogan che ha lanciato la sfida all’Unione, agitando l’accordo traballante con Bruxelles che prevede l’esborso di 6 miliardi di euro per contenere e gestire i tre milioni di profughi fermi alla frontiera turca Sotto la lente della Ue i “seri arretramenti” su diritti umani e liberta’ di espressione, “sempre piu’ incompatibili col desiderio ufficiale di diventare un membro dell’Unione”. Le accuse, presenti nella pubblicazione del rapporto annuale di Bruxelles sulla Turchia (nell’ambito dei negoziati per l’adesione), fanno riferimento alle purghe che hanno eliminato più di 100.000 soldati, giudici, funzionari pubblici e gli insegnanti dopo il fallito colpo di stato nel mese di luglio.
In un’escalation di schermaglie verbali che ormai durano da giorni, il presidente turco ha giocato a fare il gatto col topo con l’Ue, attaccandola dove e’ piu’ debole.
“Dicono senza vergogna che dovrebbero rivedere i negoziati. Fatelo. Prendete una decisione finale”, sfida Erdogan. “Cosa succede pero’ se si aprono le porte per i 3 milioni di rifugiati che sono da noi?” avverte. “Questo e’ il timore. Ecco perche’ non vanno in fondo”.
Ma il commissario Ue all’Allargamento Johannes Hahn non usa mezzi termini nel condannare le violazioni in corso. La Turchia si sta muovendo nella “direzione opposta all’Europa”. “La palla ora e’ nel loro campo. Sta a loro decidere” sul futuro. Devono dire cio’ che vogliono e “devono spiegarlo alla loro gente”. Perche’ se questa e’ una prova “per la loro credibilita’”, lo e’ “anche per quella dell’Unione”. D’altra parte “l’arretramento” nello stato di diritto, nei diritti umani e nella liberta’ d’espressione non e’ solo una conseguenza degli inasprimenti dopo il tentato colpo di stato del 15 luglio, ma e’ “un processo iniziato gia’ da un paio d’anni”. E la Turchia come Paese candidato deve “soddisfare i piu’ alti standard”, rispetto ai quali “non ci sono compromessi”.
La risposta da Ankara arriva per bocca del ministro degli Affari europei e capo negoziatore turco Omer Celik. Il rapporto di Bruxelles “e’ lontano dall’essere costruttivo” e dall’offrire un “percorso in avanti” nelle relazioni tra Ankara e Bruxelles.
E mentre proseguono gli arresti di massa, con nuovi mandati per 55 piloti militari, accusati di legami con la presunta rete golpista di Fethullah Gulen, il vice-leader del partito
filo-curdo Hdp, Hisyar Ozsoy, chiede all’Ue di “andare oltre” le parole e agire subito “con specifiche sanzioni contro il regime di Erdogan”.