PARIGI (WSI) – “Se per salvare il sistema restiamo insieme, affoghiamo tutti, l’unica chance è disintegrarci e poi ciascuno si prenda le sue responsabilità”. Questo il pensiero sull’Europa dello storico e demografo francese Emmanuel Todd intervistato da La Stampa.
Una critica feroce all’Europa e a quella idea tanto invocata ma mai realizzata di unità e integrazione è quella che fa Todd che nel libro “Qui est Charlie?” dissociandosi dal corteo repubblicano dell’11 gennaio 2015, “espressione di un paese provinciale, piccolo borghese, cattolico e reazionario che aveva votato per l’UE quando lui ne presagiva già i fallimenti prossimi venturi”.
Todd punta il dito contro il sistema gerarchico in cui è ora l’Europa, sistema guidato dalla Germania, mentre la Francia fa l parte del servitore e “gli altri d’accordo o zitti: non si discute”.
“Quindi è d’accordo con il premier Renzi quando alza la voce contro l’Ue?”- chiede il quotidiano allo storico francese.
“Non conosco bene l’Italia, ma dovrebbe smettere di considerare la Francia una sorella: è una nemica invece, si finge amica ma gioca con la Germania al ruolo complementare di poliziotto buono e cattivo”.
Tornando poi sull’Europa, Todd punta il dito contro chi dice che abbandonare l’Ue sarebbe tragico.
“Ci hanno raccontato la favola dell’euro e oggi ci dicono che abbandonarlo sarebbe una tragedia. Falso. Il problema è dentro, non fuori. In seno all’economia globale il mercato più potente, ossia l’Europa, ha adottato l’austerity scegliendo di non contribuire alla ripresa della domanda globale. Come fa l’euro-zona a proteggerci dalla crisi se l’ha prodotta? Non siamo più uguali neppure nel mercato interno, dove la Germania ha riorganizzato l’economia dei paesi dell’est che sono di fatto la Cina dei tedeschi. L’epilogo è tragico: se per salvare il sistema restiamo insieme affoghiamo tutti, l’unica chance è disintegrarci e poi ciascuno si prenda le sue responsabilità”.
Per lo storico francese il principale fallimento dell’Europa è quello economico, nonostante i politici fanno credere che il terrorismo sia l’unico problema da affrontare.
“ (…) Senza valuta nazionale e avendo ceduto la leadership a Berlino, Parigi ha perso il controllo sul budget e sulla politica fiscale, e si trova alla paralisi. Così, cogliendo l’occasione della pur reale e pericolosissima crisi all’interno dell’islam, le nostre élite ci tengono occupati con il terrorismo. Non nego che il terrorismo sia un tema importantissimo ma non è l’unico, mi sembra piuttosto un capro espiatorio cavalcato per evitare di affrontare le problematiche dinamiche interne, dall’invecchiamento all’aumento delle diseguaglianze: e trovo immorale pensare che sarà la nostra priorità per i prossimi 5 anni”.