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Ue, unione bancaria: non riescono a mettersi d’accordo

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ROMA (WSI) – C’è un accordo di base sul secondo pilastro dell’Unione bancaria europea, il meccanismo di risoluzione delle banche in fallimento, ma mancano ancora i dettagli.

Dopo 14 ore di negoziati al Consiglio Ecofin i ministri dell’Economia dell’Unione europea hanno lasciato Bruxelles nella notte, decidendo di riaggiornarsi in una nuova riunione la prossima settimana. I nuovi appuntamenti sono per martedì 17 dicembre con una riunione dell’Eurogruppo, seguita il giorno successivo dal Consiglio Ecofin, fissato per finalizzare l’accordo.

Tassi & Congiuntura: in area Euro tasso decennale tedesco sostanzialmente fermo in corrispondenza invece di tassi periferici in calo, soprattutto in Spagna dove il comparto decennale si è avvicinato al 4%. Il governo spagnolo ha ieri indicato di attendersi il raggiungimento di un avanzo primario di bilancio già nel 2015, in anticipo di un anno. Una parte del buon andamento dei titoli periferici può essere ascritto ai potenziali acquisti di fonte nipponica, confermati dai recenti dati pubblicati dal ministero delle finanze. A supportare tale andamento anche segnali di recupero proprio dall’area periferica come ad esempio la revisione migliorativa del dato finale del pil del terzo trimestre italiano che, per quanto lieve e indicante crescita nulla nello scorso trimestre, ha almeno segnalato l’interruzione della fase recessiva in atto da due anni. Nel frattempo l’incontro dei ministri finanziari dei 28 paesi della Ue non ha ancora portato ad un accordo sull’unione bancaria, in particolare sul meccanismo di risoluzione. Negli Usa tasso decennale in calo sulla scia da un lato dell’annuncio di un accordo sul tema deficit da parte dell’apposita commissione bipartisan e dall’altro sulla scia di una percezione crescente tra gli operatori che l’ipotesi tapering a dicembre va tenuta distinta dal tightening che nel breve si è tradotto in un buon esito dell’asta del T-note 3 anni. Il citato accordo da parte della commissione bipartisan prevede un ammorbidimento dei tagli automatici alla spesa al fine di scongiurare l’ipotesi di shutdown a gennaio. Il testo ora passerà al Congresso per il voto. Sul tema “tapering non è tightening”, un’ipotesi ipotizzata da alcuni membri Fed fa riferimento alla possibilità di accompagnare l’inizio del tapering con qualche manovra aggiuntiva tra cui una riduzione del livello obiettivo di tasso di disoccupazione (ad es. dal 6,5% a 6%) oppure un taglio del tasso sulle riserve in eccesso, attualmente pari allo 0,25%. Nel frattempo i cinque organismi Usa che regolano risparmio ed attività finanziaria (FED,SEC,FDIC,CFTC e OCC) hanno ieri contemporaneamente approvato le norme attuative della cosiddetta “Volcker Rule”, ossia il complesso di regole (già approvate nel 2010 nell’ambito della riforma finanziaria voluta dall’amministrazione Obama) che limita l’attività speculativa delle grandi banche Usa. Il documento approvato è molto corposo (circa 1000 pagine) e in estrema sintesi vieta il trading proprietario e limitano l’attività di hedge in modo stringente alla sola riduzione dei rischi. Esclusi dai divieti i titoli del debito pubblico, inclusi quelli esteri che in prima battuta erano stati invece tenuti al di fuori dell’esenzione. La Volcker Rule si applicherà solo alle banche con asset superiori ai 10 Mld$. La Fed ha prontamente prorogato il tempo limite concesso alle banche per mettersi in regola, portandolo da luglio 2014 a luglio 2015, con possibilità di rinviarlo ulteriormente fino a luglio 2017.

Valute: euro ancora in apprezzamento verso dollaro. Tra i fattori che stanno guidando tale andamento malgrado un aumento della probabilità di tapering nella riunione Fed di dicembre figurano : 1) percezione che il tapering non sarà tightening, con la Fed intenzionata probabilmente a ribadire tale concetto con manovre ad hoc accanto al tapering; 2) forti flussi in ingresso di capitali in area euro sia sul comparto azionario sia obbligazionario, in parte alimentati da investitori nipponici come prima citato. Il cambio è pertanto sempre più vicino ai massimi dell’anno in prossimità di 1,3833. Il livello di resistenza più forte da un punto di vista tecnico si colloca in area 1,39. Dopo giorni di deprezzamento che avevano portato lo yen a livelli di forte ipervenduto, da ieri sono arrivate le ricoperture sulla valuta nipponica che si è apprezzata leggermente verso quasi tutte le principali valute in linea con i ribassi dei listini azionari mondiali. Verso euro il cambio ha creato un livello di resistenza a 142,20, con il supporto che si colloca a 140; il dollaro/yen ha la resistenza a 103,40, mentre il supporto si colloca a 101,50. Segnaliamo il proseguimento del recente trend di apprezzamento del franco svizzero che verso euro è ai massimi da 7 mesi grazie ai dati macro in miglioramento. Questa settimana è prevista la riunione della banca centrale svizzera (SNB) con la pubblicazione delle nuove stime sull’inflazione. Tra le valute emergenti segnaliamo il maggior calo dallo scorso maggio della valuta ucraina (grivnia) penalizzata dalle proteste contro il governo e dal calo delle riserve valutarie del paese ai minimi da 7 anni. Apprezzamento per il rand sudafricano dopo che la produzione manifatturiera di ottobre ha evidenziato un’espansione inattesa grazie al settore minerario. In apprezzamento anche il rublo, ai massimi da 3 settimane verso dollaro.

Commodity: lieve rialzo per l’indice generale GSCI con i metalli preziosi (2,3%) in evidenza grazie al rialzo dell’oro che si è temporaneamente portato oltre i 1267$/oncia. Segnaliamo che il tasso sul prestito d’uso dell’oro è tornato in negativo questa settimana sulla scadenza fino a 2 mesi, a segnalare la possibilità di eventuali ricoperture in corso sul mercato. Lievi rialzi per il settore energetico (0,4%) e per i metalli non ferrosi (0,5%). In calo il comparto agricolo (-0,5%) penalizzato dal ribasso della soia e dei cereali dopo che l’USDA ha previsto raccolti mondiali nel 2014 superiori alle stime di novembre. Sulla notizia il grano Usa è sceso ai minimi da 18 mesi. In controtendenza il caffè arabica (3,9%), in forte rimbalzo dopo il calo delle scorte mondiali ai minimi da febbraio.

Azionario: seduta di ieri in cui sono ritornate le vendite sui listini europei con i maggiori cali che hanno interessato gli indici “core” quali Dax e Cac. In una giornata caratterizzata da pochi spunti sul fronte macro gli investitori hanno preferito continuare ad alleggerire il proprio posizionamento in attesa di nuovi sviluppi sul fronte FED. A livello settoriale tutti i comparti all’interno dello Stoxx 600 hanno chiuso in negativo con le vendite maggiori che hanno colpito i settori tecnologico ed health care. In Italia l’indice Ftsemib è risultato tra i migliori in Europa riuscendo a chiudere le contrattazioni in lieve calo. Misto l’andamento del comparto finanziario mentre in luce si sono messe Telecom Italia e STM, entrambe in rialzo di oltre il 3%. In mattinata apertura mista degli indici europei: in rialzo i periferici mentre scende leggermente il Dax. Negli Usa la seduta di ieri ha visto un andamento negativo per tutti i principali indici che dopo un tentativo iniziale di recupero hanno chiuso le contrattazioni in prossimità dei minimi di giornata. Gli operatori, in attesa della riunione FED della prossima settimana, mantengono un atteggiamento piuttosto cauto alla luce anche dei livelli record su cui si trovano gli indici. A livello settoriale la seduta di ieri ha visto prevalere il segno negativo su tutti i comparti, ad eccezione delle risorse di base, con le vendite maggiori che hanno colpito utility e telecomunicazioni. Sul fronte emergente, l’indice MSCI EM ha chiuso la seduta intorno alla parità con i cali maggiori che hanno interessato soprattutto i listini asiatici; in controtendenza invece la borsa messicana. Durante la notte seduta negativa per le borse asiatiche con tutti i listini in calo guidati da quello cinese che perde quasi il 2%.

INFORMAZIONI DI STAMPA SU TITOLI

ALITALIA – Una fonte anonima ha riferito che la società avrebbe raccolto tutti i 300Mln€ previsti dall’aumento di capitale, inclusi i 75Mln€ di Poste Italiane; inoltre il piano industriale previsto dalla compagnia di bandiera italiana prevedrebbe, secondo quanto riportato dall’A.D. Gabriele Del Torchio ai sindacati, un taglio dei costi del lavoro da 128Mln€ ma senza licenziamenti.

ATLANTIA – L’agenzia di rating Moody’s ha assegnato al bond da 600Mln€ (scadenza 2021) emesso dal gruppo un giudizio “Baa3” con outlook stabile.

BANCA POPOLARE DI MILANO – Secondo quanto riportato dal Il Corriere della Sera, la lista capeggiata da Piero Giarda avrebbe nuovamente escluso qualsiasi ipotesi di fusione del gruppo dichiarandosi, al contrario, a favore dell’aumento di capitale di 500Mln€ auspicato da Banca d’Italia. Giarda avrebbe inoltre aggiunto che vorrebbe mantenere il lo statuto di banca cooperativa in modo da dare stabilità alla società.

GENERALI – Secondo quanto riportato dalla agenzia di stampa Reuters, l’Autorità italiana sulle assicurazioni, Ivass, avrebbe contestato la valutazione con la quale l’agenzia di rating Standard & Poor’s ha posto in creditwatch negativo la società per la sua eccessiva esposizione ai titoli di Stato italiani.

MEDIOLANUM – Il gruppo Fininvest ha collocato sul mercato il 5,6% del capitale della banca riducendo così a poco più del 30% la sua partecipazione detenuta nella società (una quota del 25,5% rientra comunque in un patto di sindacato con Doris).

MONCLER – La società ha annunciato che molto probabilmente il prezzo dell’IPO sarà al massimo della forchetta stabilita in precedenza (ovvero 10,20 € per azione); l’order book ha chiuso ieri superando per venti volte il sottoscritto dopo che le azioni erano state offerte ad un prezzo compreso nel range 8,75-10,20€.

TELECOM ITALIA – In base agli accordi dello scorso 14 novembre, la controllata della società Tierra Argentea ha ceduto oltre 15,5Mln di azioni di Telecom Argentina (pari all’1,58% del capitale sociale) al gruppo Fintech; il controvalore dell’operazione ha superato i 62Mln$. Telecom Italia ha successivamente dichiarato di non aver perso il controllo di Telecom Argentina di cui detiene ancora il 68%. L’A.D. Patuano ha inoltre ribadito come TIM Brasil sia di fondamentale importanza strategica per la società.

HSBC – La più grande banca d’Europa ha annunciato di aver ceduto la sua partecipazione dell’8% detenuta nella Banca di Shanghai Co. a Banco Santander SA senza rivelare però il controvalore dell’operazione (stimato ad oltre 465Mln$).

GENERAL MOTORS – La seconda casa automobilistica al mondo ha dichiarato che entro il 2017 terminerà di fabbricare veicoli in Australia, soprattutto a causa degli “alti costi di produzione, della forza del dollaro australiano e del piccolo mercato domestico”.

MASTERCARD – La società ha annunciato di aver approvato un aumento dell’83% del dividendo che arriverà così ad 1,1$ per azione; il gruppo ha inoltre autorizzato un piano di buy-back delle proprie azione da 3,5Mld$. La società aveva comunque già approvato lo scorso febbraio un piano di riacquisto delle proprie azioni per 2Mld$ circa.

FTSEMIB – Dal prossimo 23 dicembre Yoox entrerà a far parte dell’indice; usciranno invece Diasorin e Parmalat. In tal modo torneranno ad essere 40 le compagnie a far parte dell’indice principale di Piazza Affari dopo che erano diventate temporaneamente 41 con l’ingresso dello scorso primo ottobre di World Duty Free.

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