Tracollo storico della sterlina sul dollaro e, secondo alcuni, il peggio deve ancora venire. La colpa è del piano di tagli delle imposte e dei contributi (per lo più a beneficio dei redditi più elevati) per 60 miliardi sterline presentate dal nuovo governo Truss venerdì scorso. Un piano che non convince il mercato per varie ragioni, a partire dai riflessi sul debito, e che ha spinto la divisa inglese a un minimo storico di a 1,035 sul dollaro (-4%) e in mattinata viaggia a 1,062 dollari in ribasso del 2,06%.
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Le ragioni del crollo
In una congiuntura negativa, in cui l‘inflazione alle stelle viaggia a braccetto con l’esplosione del costi energetici e i timori di una profonda recessione, il nuovo governo Truss ha varato il più grande pacchetto di tagli fiscali dal 1972. Un piano di riduzione delle tasse da 60miliardi di sterline per famiglie e imprese finanziata con emissione di debito. Secondo le indicazioni:
- le aliquote sul reddito scenderanno dal 20 al 19% quella minima, dal 45 al 40 quella per chi guadagna dalle 150.000 sterline annue in su;
- sarà abolita l’imposta di bollo sulle transazioni immobiliari fino a 250.000 sterline (a 425.000 per chi acquista la sua prima casa);
- sarà cancellato l’incremento dell’1,25% sui contributi previdenziali della National Insurance e quello della corporate tax sui profitti delle aziende dal 19 al 25% predisposti dall’ex cancelliere Rishi Sunak in era Boris Johnson dopo l’emergenza Covid per finanziare l’assistenza sanitaria e sociale;
- saranno introdotte vendite tax free per i viaggiatori stranieri;
- sarà eliminato il tetto fissato dal 2008 sui bonus di banchieri e top manager per ridare smalto all’attrattività della City.
Scelte che economisti come Paul Johnson, dell’Institute for Fiscal Studies, giudicano “insostenibili”. Preoccupa anche il fatto che le riforme siano state annunciate senza presentare alcun aggiornamento delle proiezioni di bilancio e senza alcuna copertura. Tutto ciò in una situazione di surriscaldamento dell’economia che la Bank of England sta contrastando con rialzi dei tassi ufficiali.
Come fanno notare gli analisti di Intesa Sanpaolo, “nel Regno Unito, l’ annuncio di una significativa riduzione delle imposte finanziata con emissione di debito ha messo in crisi la sterlina (1,055 contro dollaro stamane, -8% in due giorni) e fatto salire il premio per il rischio paese (CDS a 5 anni: 40 punti base contro 28 punti base il 21/9)”. Gli esperti fanno inoltre notare che “le previsioni sul deficit 2022 erano già salite al 7,5% del Pil a causa delle misure contro la crisi energetica. Il paese rischia di trovarsi sotto pressione sul fronte del rating, oltre che della bilancia dei pagamenti, mentre la BoE sarà obbligata ad accelerare la restrizione monetaria”.
Sterlina verso nuovo minimo?
Ora i trader si preparano a un altro giorno di turbolenze sui mercati; ma gli analisti prevedono che la sterlina raggiungerà presto un nuovo minimo storico contro il dollaro ed è probabile anzi che raggiunga la parità.
L’outlook della Gran Bretagna è attualmente ritenuto stabile dalle tre principali agenzie di rating – S&P, Moody’s e Fitch – ma adesso, secondo gli analisti, “c’è il rischio di un possibile passaggio a un outlook negativo quando i rating saranno rivisti” il 21 ottobre e all’inizio di dicembre. Un declassamento aumenterebbe ulteriormente gli oneri finanziari, che hanno già raggiunto il livello più alto dal 2011 e sulla scia della crisi finanziaria.