LONDRA (WSI) – Se la sterlina è sotto pressione sui mercati è per via della presa di posizione molto dura del governo britannico che ha fissato già la data in cui inizieranno formalmente i negoziati sul processo di uscita di Londra dall’Unione Europea. Anche le autorità europee hanno fatto sapere di voler adottare la linea dura e non fare alcuna concessione al Regno Unito.
I costi del divorzio saranno molto salati: il Financial Times stima che tra pensioni, contratti pluriennali,e altri esborsi finanziari e altri impegni di bilancio che vanno indietro di decenni, si aggireranno intorno ai 20 miliardi di euro. Durante i prossimi negoziati Bruxelles insisterà che Londra onori gli impegni presi. L’ammontare della somma da sborsare, che per alcuni funzionari Ue potrebbe essere ancora più alta, potrebbe complicare o persino deragliare il processo di Brexit e un eventuale accordo commerciale tra le due parti in causa.
Come prezzo della Brexit, i contribuenti britannici rischiano di pagare miliardi di sterline all’Europa. Nei calcoli non si conta poi l’impatto negativo che avrà sul Pil britannico la fine degli stretti rapporti commerciali tra le due potenze europee e la fuga delle aziende dalla City di Londra, le quali non potranno più trarre beneficio dalla possibilità di fare affari in Europa dalle loro sedi inglesi. In Ue il budget è condiviso e questo rappresenta uno dei maggiori ostacoli al processo di uscita dal blocco.
La premier Theresa May vuole fare scattare l’articolo 50 dei Trattati di Lisbona a marzo dell’anno prossimo, senza chiedere al Parlamento di esprimersi con un voto. Downing Street, consapevole del fatto che le Camere dei Comuni e dei Lord sono entrambe a stragrande maggioranza contrarie alla Brexit, ha concesso che la questione venga dibattuta in aula ma senza diritto di veto.
Ma un tribunale potrebbe impedire al governo di bypassare il Parlamento. Grazie a una raccolta di fondi, un gruppo di cittadini si è potuto permettere di pagare gli avvocati e presentare ricorso contro la decisione di May. L’udienza, che prende il via oggi e si dovrebbe concludere il 17 ottobre, stabilirà se May può uscire dall’Ue senza l’accordo delle Camere. In tutti casi anche la Corte suprema si esprimerà sulla vicenda.
Questo non significa che le trattative per l’uscita del Regno Unito dall’Ue saranno più amichevoli o che il Parlamento sia pronto a bloccare o annullare il processo di Brexit, ma vuol dire che il processo sarà più lungo del previsto e più carico di incertezze. E ai mercati notoriamente l’incertezza non piace. C’è pertanto da attendersi una volatilità estrema sia sull’azionario (segui live blog) sia sul valutario.
Quando May ha annunciato che ci sarà un dibattito i mercati hanno premiato la sterlina, ma le notizie successive hanno di nuovo messo all’angolo la divisa, a dimostrazione del fatto che la sterlina rimane sempre nel mirino degli speculatori. Il consiglio degli analisti del Forex è quello di vendere in caso di rimbalzo della divisa britannica, anche alla luce del possibile allentamento ulteriore delle politiche monetarie della Banca d’Inghilterra previsto per la fine dell’anno,
A breve termine forse è meglio non vendere più, perché sul breve i prezzi hanno probabilmente già raggiunto il fondo. La sterlina, che ha pagato anche le dichiarazioni del ministro David Davis, secondo cui il paese lascerà il mercato unico, vale 1,10 euro e 1,21 dollari.