ROMA (WSI) – Si concludono di nuovo nel nulla le trattative tra la Grecia e i creditori, rilanciate per l’ennesima volta allo scopo di evitare lo scenario Grexit. Mercati colpiti dalle vendite, gli investitori tornano a rifugiarsi sui Bund, mentre diverse sono le dichiarazioni che, come ogni giorno e ormai da mesi, si succedono durante la settimana.
Dalla Germania ha parlato il leader del partito dei cristiano-democratici della cancelliera Angela Merkel, Volker Kauder. Kauder ha invitato la Grecia ” a tornare alla realtà”, aggiungendo che il Bundestag rifiuterà di erogare aiuti al paese, a meno che il Fondo Monetario Internazionale non sarà coinvolto a pieno. Di realismo ha parlato anche il premier greco Alexis Tsipras: “Aspetteremo pazientemente, fino a quando le istituzioni adotteranno il realismo. Non abbiamo il diritto di seppellire la democrazia europea nello stesso posto dove è nata”.
Jens Weidmann, numero uno della Bundesbank, avverte Atene che il tempo sta finendo. E, in quello che è un messaggio più o meno velato rivolto a Draghi, sottolinea che l’adozione di misure di politica monetaria più espansive non affronterebbero quei fattori che stanno frenando la crescita. Weidmann ha aggiunto anche che gli elevati livelli di debito e il peso delle tasse potrebbero frenare la ripresa nell’Eurozona.
Tsipras aveva ricevuto una sorta di ultimatum, lo scorso venerdì: presentare proposte serie entro le successive 24 ore. Ma di nuovo, queste non sono bastate a Bruxelles.
“Rimangono sostanziali differenze”, tra le controparti, riferisce l’Unione europea, aggiungendo che tali discrepanze sono “nell’ordine dello 0,5%-1% del Pil e di due miliardi di euro circa su base annua. Le proposte della Grecia rimangono “incomplete”.
A questo punto ci saranno ulteriori trattative in occasione del meeting dell’Eurogruppo previsto per questa settimana. La Grecia non sembra disposta a scendere a compromessi e rifiuta categoricamente le proposte di un aumento dell’Iva e di un taglio alle pensioni.
Per diversi analisti, in ogni modo, la soluzione peggiore per il futuro greco non è il default ma è forse un mezzo accordo, che farebbe sostentare la Grecia sui mezzi altrui, senza risolvere la situazione a lungo termine.
Secondo Wolfgang Munchau, illustre opinionista del Financial Times, Atene ha il coltello dalla parte del manico nei negoziati, perché ha molto più da perdere accettato le condizioni dei creditori, piuttosto che dicendo invece no e uscire dall’area euro.
Accettando la proposta della troika per sbloccare i 7,2 miliardi di euro di nuovi prestiti, Atene dovrà in cambio ridurre dell’1,7% il deficit fiscale rispetto al Pil nel giro di sei mesi.
Una modifica di tale portata avrebbe un peso enorme sulla crescita greca. Le richieste di adeguamento fiscale spalmante nei prossimi quattro anni provocheranno un restringimento del Pil del 12,6% in quel periodo. Il tasso tra debito e Pil sarà intorno al 200%.
Il programma rappresenterebbe un “doppio suicidio”, secondo Munchau: sia per l’economia greca sia per la carriera politica del premier greco. Syriza non solo si rimangerebbe le promesse fatte in campagna elettorale, causando probabilmente un ammutinamento interno al suo partito, ma sarebbe anche finito come leader politico.
(Lna-DaC)