Torino – Barack Obama ha annunciato un programma di 1 miliardo di dollari per l’innovazione nel manufacturing attraverso la creazione di 15 istituti nel corso del 2013. Nel frattempo, il Manufacturing Institute, che guida il FabLab di Manchester (il primo ad aprire in Gran Bretagna, nel 2010) ha annunciato l’apertura di 30 FabLab in Gran Bretagna nei prossimi 8 anni. Scherzando (ma neanche troppo) ho scritto su Facebook: “se mi danno 1 milione di euro apriamo 15 Officine Arduino nell’arco di un anno”.
Ora mi spiego. Partiamo dall’inizio. Cos’è un’Officina Arduino? Si tratta della combinazione di diversi elementi:
– FabLab, cioè un laboratorio di fabbricazione in cui macchine a controllo numerico (stampante 3D, macchina taglio laser e fresa) permettono di realizzare le più disparate lavorazioni a partire da file digitali. Queste lavorazioni sono offerte a pagamento alle aziende e a prezzi moderati (o gratis) ai membri della comunità.
– Makerspace, un luogo in cui i makers possono riunirsi e imparare cose nuove, aiutarsi a vicenda e sviluppare assieme dei progetti che spesso sfociano nella creazione di prodotti e piccole aziende (NYC Resistor, il Makerspace di NY, ha creato l’azienda Makerbot che ha ricevuto oltre 10 milioni di dollari di finanziamento per produrre stampati 3D a basso costo).
– Centro di R&D nel campo dell’open source. Arduino finanzia lo sviluppo di nuovi prodotti che poi vengono resi disponibili liberamente su Internet.
– Centro di formazione che diffonde le tecnologie hardware e software open source oltre a modelli di business non convenzionali.
– Luogo dove è possibile farsi aiutare a sviluppare i propri progetti.
Abbiamo creato questa combinazione di Fablab, Makerspace e Hackerspace perché secondo noi ognuno risponde a bisogni simili ma offrendo spesso benefici solo a una fetta del sistema: chi è più interessato alla fabbricazione digitale, chi all’elettronica, chi al software, oppure chi adotta un posizione ideologica molto predominante.
Con Officine Arduino abbiamo cercato di convogliare elementi di queste realtà diffuse in tutto il mondo amplificandone la connotazione locale, il legame con le aziende del territorio e il focus sull’insegnamento non convenzionale. Lo spazio è creato e sviluppato quotidianamente da una comunità di persone interessate a capire come si possano inventare nuovi processi produttivi, nuovi modelli di business partendo dalla fabbricazione digitale, dall’hardware open source e dalla collaborazione tra le persone.
Officine Arduino offre a studenti, professionisti e aziende la possibilità di usare (e imparare a usare) diversi tipi di macchine a controllo numerico quali stampanti 3D, macchine per taglio laser, frese a controllo numerico e le tecnologie abilitanti il design digitale (come Processing, Arduino, SketchUp, Grasshopper, Rhino e altri). Tutto con diverse modalità come affitto temporaneo o ingegnerizzazione e consulenza.
Si tratta di attività che si snodano attraverso corsi, consulenze e interazioni con la comunità. Chi non ha la possibilità economica di usufruire di questi servizi guadagna crediti collaborando alla vita e alla gestione del lab. Dallo spazzare per terra al garantire l’apertura dello spazio, dall’offrire aiuti tecnici a chi ne ha bisogno al diffondere il verbo: sono tutti contribuiti preziosi per Officine Arduino. Con questa esperienza stiamo diffondendo il modello di business alternativo offerto da Arduino incentrato sul fare ricerca e sviluppo a livello locale in maniera “aperta”, così da dare voce alle realtà diffuse sul territorio. Questo è il modello che stiamo portando aventi nelle prossime aperture in Svezia, India, Stati Uniti, Brasile.
Io ci metto il manifesto fondativo con i principi guida e l’esperienza, però devono essere le persone stesse a dar vita a questa rete virtuosa: apriamo una campagna su una piattaforma di crowdsourcing e troviamo 10mila persone disposte a metterci 100 euro. Credo che con un milione raccolto tra persone che ci credono e disposte veramente a darsi da fare possiamo costruire una rete di gruppi in tutta Italia per replicare l’esperienza di Torino e metterla a disposizione delle comunità, aziende e distretti locali.
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Il milione non serve tutto subito, ne bastano 100mila per mettere in piedi l’entità che fa da incubatore. Successivamente saranno i gruppi locali a collaborare per portare a casa il resto dei finanziamenti. Quello che ho in mente è un programma ambizioso che necessita della collaborazione di più persone possibili. Concretamente i passi potrebbero essere questi:
Costituire un’entità no profit che promuova la creazione di 15 realtà locali modellate su Officine Arduino che portino avanti questi valori:
– Open source software e hardware;
– Documentazione e tutorial aperti in Creative Commons creati in maniera comunitaria;
– Creazione di comunità online e fisiche per la collaborazione e la condivisione di conoscenze;
– Accesso alle tecnologie di fabbricazione digitale;
– Demistificazione delle tecnologie digitali e di fabbricazione trasformandole in strumenti per la creazione di nuove realtà industriali;
– Promozione di modelli di business non convenzionali e innovativi;
– Condivisione di esperienze con il territorio;
– Aiutare chi vuole mettere in pratica le proprie idee;
– Sostenere le scuole del territorio fornendo materiale educativo per introdurre dal basso la cultura dei makers.
Costruire una piattaforma Web per sostenere la creazione di gruppi locali che abbiano voglia di mettersi in gioco, accogliere e vagliare le proposte dei gruppi fondatori e relativi coordinatori (o coordinatrici!). Questo ci permetterà di vagliare il lavoro di diversi gruppi e di far partire quelli che sono pronti. La piattaforma permetterà poi ai singoli gruppi di avere un sito con social network degli iscritti e fornirà il supporto alle attività (gestione membri, gestione dei crediti, prenotazioni e strumenti per gestire i vari progetti portati avanti).
Chiedere alle aziende ed autorità locali di aiutarci a trovare 15 luoghi dove ospitare gratuitamente per 24-36 mesi le Officine. A Torino abbiamo trovato qualcuno lungimirante come Toolbox, per il resto d’Italia basta un luogo raggiungibile in maniera decente con i mezzi pubblici e la promessa di essere un po’ elastici con l’applicazione delle regole: non ci fate chiudere il primo giorno perché l’estintore è del colore sbagliato. Dateci tempo di crescere.
Arduino, da parte sua, è pronta a mettere a disposizione la propria conoscenza gratuitamente. Insieme ai propri prodotti a prezzi di favore e alla promessa di aiutare a raccogliere aziende sponsor e strappare prezzi vantaggiosi per le macchine. Se vi piace il modello chiamiamole Officina Italia – o come preferite – e facciamole.
INFORMAZIONI SULL’AUTORE:
Massimo Banzi e’ un maker cresciuto giocando con i circuiti elettronici, tanto da maneggiare il mio primo saldatore all’età di 12 anni. Nel 2005 ho fondato il progetto Arduino, la scheda a microcontroller open source made in Italy che viene utilizzato dai creativi di tutto il mondo. Sono stato professore associato all’Interaction Design Institute di Ivrea, al CIID di Copenhagen. Ora insegno alla SUPSI di Lugano .
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