Undiemi: “UE e Bce, invece di salvare le banche con l’ESM, date euro ai terremotati”
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Il governo sostiene di muoversi con prudenza per lo stanziamento di 2 miliardi di euro in favore dei terremotati per non urtare la suscettibilità di quell’Europa che intanto, nell’assenza pressoché totale di dibattito pubblico, chiede all’Italia di impegnarsi a versare 125 miliardi di euro in favore del MES (o ESM, European Stabilty Mechanism) che potrebbe anche destinare parte delle risorse in favore delle banche.
Ogni volta che Monti tira l’osso c’è chi fa la fila per poterlo vendere ai cittadini come un ottimo pranzo mentre i banchieri si abbuffano in una tavola perennemente imbandita di soldi offerti in tutte le salse.
“La ricapitalizzazione delle banche direttamente tramite l’ESM potrebbe essere auspicabile”, si legge in un documento della Commissione. Quest’obiettivo, condiviso dal presidente della BCE Mario Draghi, non è tuttavia di immediata attuazione in quanto nel trattato si prevede che l’assistenza finanziaria sia rivolta agli stati membri della zona euro. I giuristi dell’Europa si stanno mobilitando per capire se il documento apre comunque spazi per il finanziamento diretto alle banche.
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Tralasciando per il momento i dettagli giuridici riguardanti questi improbabili spiragli “salva-banche”, in assenza dei quali occorrerebbe una modifica del testo affinché si possa procedere all’utilizzo dell’ESM in favore delle banche, assumono estremo rilievo le dinamiche politiche e comunicative mediante cui l’adesione al fondo sta entrando nelle case dei cittadini degli stati che dovranno sostenere finanziariamente il versamento delle quote di adesione.
Il termine ESM viene distrattamente utilizzato dai mezzi di informazione per indicare senza le adeguate distinzioni fondo salva-stati, organizzazione finanziaria intergovernativa e Meccanismo Europeo di Stabilità finanziaria (MES). Anche per i cittadini più informati risulta difficile fare una corretta distinzione fra elementi intimamente distinti fra loro, dal momento in cui l’organizzazione finanziaria viene nominata esattamente “Meccanismo Europeo di Stabilità” e le sue risorse finanziare definite fondo salva-stati.
L’ipotesi di utilizzo del fondo ESM per le banche emerge quasi contemporaneamente ai risultati del referendum sul Fiscal Compact in Irlanda. Si sostiene che i cittadini abbiano votato favorevolmente al Patto di bilancio anche per il forte timore di perdere la possibilità di ottenere finanziamenti dall’ESM. Ha dunque vinto la paura e credo sia legittimo avere dei dubbi sul livello di consapevolezza del popolo irlandese, e soprattutto sull’utilizzo dei fondi in favore delle banche.
Per quanto riguarda il nostro paese, per il 2012 è stato preventivato un versamento di quasi 6 miliardi di euro, ossia il triplo rispetto ai soldi destinati ai cittadini colpiti dal terremoto.
Quello che non si dice dell’Irlanda è che un parlamentare indipendente, Thomas Pringle, ha presentato ricorso legale contro l’ESM incentrato sull’utilizzo della procedura di revisione semplificata per la modifica dell’art. 136 del Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea.
Anche in Germania è in corso una importante battaglia riguardante la valutazione della costituzionalità del trattato.
Dal punto di vista strettamente politico la partita decisiva si sta attualmente svolgendo in Grecia. Il leader della sinistra radicale Tsipras, il cui consenso è in continua crescita, ha fatto sapere che se andrà al governo cancellerà gli accordi con Bruxelles e con il FMI che hanno comportato l’imposizione dall’alto di decisioni di politica interna che si sono tradotte in licenziamenti di dipendenti pubblici, tagli alle pensioni ed altre forme di austerità.
La cessione di sovranità nazionale in cambio di aiuti finanziari predisposti da organizzazioni internazionali, che come già spiegato in altre occasioni potrebbe anche emergere dall’operatività dell’ESM, è la principale questione politica su cui si gioca il destino dell’Europa.
Occorre riflettere infine sul perché i promotori di tale meccanismo si stiano esponendo in favore dell’utilizzo del fondo per aiutare le banche. Mossa impopolare, ma forse solo apparentemente visto che in tal modo si sposta l’asse dell’attenzione verso un aspetto sicuramente meno importante dei rischi di cessione di sovranità e di enormi esborsi finanziari insiti nell’adesione all’organizzazione.
Si immagini per un attimo quale impatto mediatico in favore della ratifica dell’ESM potrebbe avere un ripensamento della ricapitalizzazione della banche tramite lo stesso fondo, magari anche per risollevare dall’inaccettabile silenzio la classe politica italiana.