Nei primi due mesi del 2007 le esportazioni italiane verso l’Ungheria sono aumentate del 23 per cento, le imprese italiane nel Paese sono 1500, ma il rischio concreto è che i capitali occidentali, e quindi anche italiani, fuggano all’estero. Il governo ungherese sta infatti pensando di introdurre una tassa sui profitti “presunti” delle imprese in perdita. Il presidente della Camera di commercio italiana per l’Ungheria, Alessandro Stricca, si è fatto portavoce delle preoccupazioni della comunità d’affari europea in un incontro con il ministro dell’Economia e dei Trasporti Janos Koka. L’introduzione di una simile tassa potrebbe avere un effetto negativo su gran parte delle pmi straniere, pari al 2 per cento del fatturato annuale, ma “è chiaro – dichiara Stricca – che la comunità internazionale comprende la volontà del governo di ridurre l’incidenza dell’economia sommersa, ma per fare ciò serve un piano strategico più definito”. Il ministro Koka dichiara che si opporrà all’introduzione di questa tassa, chiesta dal ministero delle Finanze e bocciata dalla Corte costituzionale. Attualmente l’Italia è il quarto partner commerciale dell’Ungheria con in testa gli alimentari, il tabacco e le bevande.