MILANO (WSI) – Uscito vivo ma un bel po’ fiaccato dagli ultimi stress test condotti dall’Eba, il gruppo Unicredit ha recentemente varato un deal di cui si era già parlato nei mesi scorsi, riguardante la vendita al gruppo Sia delle attività di elaborazione dei pagamenti tramite carte di pagamento di Ubis in Italia, Austria e Germania.
La cessione, da completarsi entro la fine dell’anno, prevede un guadagno per il gruppo di mezzo miliardo di euro e una plusvalenza di 440 milioni, pari a 12 punti di Cet1. Come spiega in una nota la stessa banca:
“La cessione delle attività di elaborazione dei pagamenti tramite carte di pagamento rientra nell’impegno di UniCredit a cogliere le opportunità di creazione di valore, in linea con un rinnovato focus su una gestione di capitale fortemente disciplinata e le iniziative di ottimizzazione del capitale”.
Nella stessa riunione, il Cda di Unicredit oltre alla cessione ha anche varato la semestrale che rappresenta un bel miglioramento rispetto alle attese. In particolare è cresciuto l’utile netto rettificato della banca, aumentato di 1,3 miliardi, circa il 27,7% in più rispetto al 2015, su 11,6 miliardi di ricavi (+1,1%) e costi per 6,6 miliardi (-4%). Scendono dell’11,8% sul secondo semestre 2015 a 1,7 miliardi le rettifiche su crediti, mentre il costo del rischio si attesta a 69 punti base (-10 punti base semestre su semestre).
Nel solo secondo trimestre del 216, la banca registra un risultato netto rettificato di 687 milioni con un progresso del 31,5% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, un dato nettamente migliore rispetto alle attese degli analisti. Ma se l’utile sale, cala invece il capitale. Nel dettaglio il Cet1 ratio fully loaded – il rapporto che misura la solidità del capitale – si è attestato al 10,33% a fine giugno, in calo rispetto al 10,85% del trimestre precedente, sotto le attese degli analisti.
Questo, la paura di un’imminente necessità di aumentare i livelli patrimoniali, è il motivo principale del nuovo tonfo del titolo in Borsa ieri. Il saliscendi del titolo è sintomatico del nervosismo che circonda l’istituto di credito. Oggi la banca rimonta con un +3,7%, favorita anche dal clima più sereno nei confronti del settore bancario europeo, ma negli ultimi tre giorni è arrivata a perdere complessivamente quasi il 20% e ora vale poco più di 1,8 euro. L’11 marzo di euro ne valeva 4,050.