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Unicredit-BPM: cos’è il golden power del governo e come funziona

Si preannuncia particolarmente complicata l’operazione Banco BPM lanciata da Unicredit che a inizio settimana ha sganciato la bomba Ops sul gruppo guidato da Giuseppe Castagna. Gruppo che, nella giornata di ieri, ha dichiarato ostile l’offerta di Andrea Orcel.

Ma anche il governo non sembra molto felice dell’operazione tanto che, secondo fonti dell’esecutivo, riportate dall’agenzia Ansa, “l’operazione è stata comunicata a ridosso della delibera del Cda di UniCredit e il Governo ne ha potuto soltanto prendere atto ma approfondirà con la procedura del Golden power, come previsto dalla normativa e come sempre accaduto in passato per casi simili”.

Ma cos’è il golden power? Cosa significa e come potrebbe ostacolare la presa della popolare milanese da parte di UniCredit?

Golden power: cosa significa

Il termine golden power significa poteri speciali, esercitabili dal governo, con lo scopo di salvaguardare gli assetti proprietari delle società operanti in settori reputati strategici e di interesse nazionale.

La normativa di riferimento è il decreto-legge 15 marzo 2012, n. 21, con cui sono stati ridefiniti l’ambito oggettivo e soggettivo, la tipologia, le condizioni e le procedure di esercizio da parte del Governo di poteri speciali esercitabili nei settori della difesa e della sicurezza nazionale, nonché di taluni ambiti di attività definiti di rilevanza strategica nei settori dell’energia, dei trasporti e delle comunicazioni.

Inoltre, per poteri speciali (golden power) si intendono, tra gli altri, la facoltà di dettare specifiche condizioni all’acquisito di partecipazioni, di porre il veto all’adozione di determinate delibere societarie e di opporsi all’acquisto di partecipazioni. L’esercizio dei poteri speciali può avvenire anche rispetto a tutte le società, pubbliche o private, che svolgono attività considerate di rilevanza strategica, e non più soltanto rispetto alle società privatizzate o in mano pubblica.

Golden power nell’operazione Unicredit-Banco BPM

Che l’ipotesi del golden power, ossia lo strumento attraverso il quale la presidenza del Consiglio può di fatto condizionare o addirittura vietare un’operazione di mercato nel caso in cui questa riguardi beni o strutture che si considerano strategici per la sicurezza nazionale, possa trovare applicazione nell’affaire Unicredit-Banco Bpm è stata ventilata dallo stesso ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti.

“La mossa è stata comunicata, ma non concordata con il governo. Poi è noto che esiste il golden power e il governo farà le sue valutazioni, e valuterà attentamente quando Unicredit invierà la sua proposta per le autorizzazioni del caso”.

Sulla stessa scia anche le dichiarazioni di Matteo Salvini, vicepremier e ministro dei Trasporti.

Noi abbiamo il dovere di difendere il risparmio degli italiani e il lavoro degli italiani. Questo vale per il settore dell’auto, per il settore agricolo per tutti i settori messi a rischio da alcune normative europee e in questo caso da alcune operazioni finanziarie che non rispondono a interessi italiani, tanto che ieri il consiglio di amministrazione della Banca popolare di Milano ha detto ’no grazie’.

Come si attuerebbe il golden power nell’operazione Unicredit-Banco BPM

Secondo alcune fonti vicine alla questione, in primo luogo si passerebbe sotto la lente il piano industriale del colosso  nascente dalla fusione tra le due banche. In questa fase spetterebbe ad Unicredit fornire garanzie circa il mantenimento della sede legale in Italia e dei livelli occupazionali, questione che tra l’altro è stata sottolineata dallo stesso BPM nel comunicato stampa rilasciato al termine del cda di ieri.

Lo stesso CEO di BPM, Giuseppe Castagna ha lanciato l’allarme sulle ricadute occupazionali di una fusione con UniCredit.

Destano inoltre forte preoccupazione le sinergie di costo stimate dall’offerente, pari a oltre un terzo della base costi di BancoBpm che, si può stimare, significherebbe tagli al personale di oltre 6.000 colleghe e colleghi.

Al vaglio del governo, durante l’esercizio del golden power, finirebbero anche gli assetti proprietari, di governance e delle parti controllate e correlate.