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Unicredit, conti record nei 9 mesi. L’opzione scelta su tassa extraprofitti

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Anche a Piazza Affari entra nel vivo la stagione dei conti trimestrali con focus su Unicredit, che ha pubblicato risultati ampiamente sopra le attese degli analisti, alzando ulteriormente la guidance per quest’anno. Questo è l’undicesimo trimestre di crescita consecutivo per Unicredit, che al momento mostra un ribasso di quasi il 2% a quota 22,3 euro ad azione.

Ecco come sono andati nel dettaglio i conti di Unicredit e i livelli da monitorare sul titolo.

Risultati trimestrali sopra le attese

Unicredit ha chiuso il terzo trimestre con un balzo del 24% dei ricavi rispetto al medesimo periodo dell’anno precedente, e questo principalmente grazie ad un maggior incasso dai prestiti a causa dei tassi più alti.

In particolare, nel trimestre i ricavi si sono attestati a 5,97 miliardi di euro, al di sopra della stima degli analisti ferma a 5,72 miliardi di euro.

Ricavi in aumento grazie ai tassi di interesse

La crescita dei ricavi è stata sostenuta da un incremento del margine d’interesse netto che, a livello europeo, si è attestato a quota 3,60 miliardi di euro (stima 3,46 miliardi di euro), in aumento del 45% rispetto all’anno scorso, grazie principalmente all’effetto dell’aumento dei tassi di interesse.

In tal senso, le commissioni diversificate si sono attestate a 1,8 miliardi di euro, in calo del 5,2% anno su anno, soprattutto a causa dell’impatto delle riduzioni delle commissioni sui conti correnti in Italia e dei maggiori costi di cartolarizzazione. Al netto di queste componenti, le commissioni sono diminuite dell’1,3% rispetto al medesimo periodo del 2022, confermando la loro resilienza nonostante il quadro macroeconomico sfavorevole.

I risultati del gruppo evidenziano una crescita di Unicredit in tutte le aree geografiche in cui opera. Ad esempio, In Italia il colosso bancario italiano ha registrato ricavi per 2,67 miliardi di euro, in aumento rispetto alla stima di €2,6 mld; mentre in Germania il fatturato si è attestato a 1,32 mld di euro (stima a 1,26 miliardi di euro).

Utile record nei 9 mesi

Buon andamento anche per l‘utile netto che nel terzo trimestre si è attestato a 2,32 miliardi di euro, in aumento di oltre il 36% rispetto il terzo trimestre del 2022 e in deciso incremento rispetto alla stima degli analisti a 1,96 miliardi di euro (Bloomberg).

Nei primi nove mesi di quest’anno, l’utile netto ha raggiunto la cifra record di €6,7 miliardi, con un aumento del 67,7% rispetto a quanto realizzato nei primi nove mesi dell’anno scorso.

Per l’Amministratore Delegato di Unicredit, Andrea Orcel, Unicredit è riuscito ad ottenere questi risultati record “grazie alla avvenuta trasformazione industriale e culturale del gruppo”. “Partendo da un insieme eterogeneo di tredici istituzioni – commenta Orcel – ci siamo evoluti per diventare un singolo Gruppo che lavora in armonia, e che ha accesso a 15 milioni di clienti e 13 mercati in Europa.” “Procediamo verso la prossima fase della nostra trasformazione, che ci permetterà di rafforzare ancora di più le nostre capacità e di rendere ancora più solidi i nostri risultati finanziari.”

Scendono i costi operativi

Intanto, i costi operativi di Unicredit si sono attestati a 2,33 miliardi di euro (stima a 2,39 miliardi di euro), stabili su base trimestrale, ma in calo di oltre il 2% rispetto al medesimo periodo dello scorso anno. Il calo dei costi su base annua “conferma la capacità del Gruppo di ridurre strutturalmente la propria base di costi, proteggendo al contempo la crescita dei ricavi e realizzando gli investimenti che garantiranno il successo futuro”; il tutto nonostante le continue pressioni inflazionistiche.

Per quanto riguarda gli investimenti, Unicredit ha assunto nella rete commerciale circa 7.500 dipendenti dal 2021; con un nuovo team manageriale e investimenti mirati per procedere spediti verso la trasformazione digitale del Gruppo.

Guidance rivista al rialzo

Alla luce dei risultati ottenuti nel trimestre e nei primi nove mesi di quest’anno, Unicredit ha migliorato ulteriormente la propria guidance finanziaria per il 2023. In tal senso, il Gruppo prevede ora che il margine di interesse (Nii, net interest income) si attesti ad almeno 13,7 miliardi, il che si traduce in ricavi netti per il 2023 superiori a 22,2 miliardi.

La guidance relativa all’utile netto rimane pari o superiore a 7,25 miliardi, con l’ambizione della banca di mantenere la redditività del 2024 in linea o superiore a quella del 2023 e l’intenzione di distribuire agli azionisti almeno 6,5 miliardi di euro.

Intanto, secondo l’ad Orcel, Unicredit continua “a differenziarsi in tutte le principali metriche finanziarie, con una forte attenzione ai ricavi aggiustati per il rischio di alta qualità, alla disciplina dei costi e al mantenimento di una elevata qualità degli attivi”.

In tal senso, il CET1 ratio del Gruppo si è attestato al 17,2% e questo secondo Orcel “offre una flessibilità operativa e strategica che pochi possono eguagliare”.

1,1 mld accantonati per “imposta straordinaria sulle banche”

Intanto, Unicredit ha deciso di accantonare 1,1 miliardi di euro per contribuire alla cosiddetta “imposta straordinaria sulle banche” del 2024 , destinandoli a riserve proprie non distribuibili.

Unicredit fa quindi da apripista per quanto concerne la tassa sugli extraprofitti dando così l’esempio a tutti gli altri istituti. In tal senso, secondo Orcel, “la tassa consentiva due opzioni: una era quella di pagare, l’altra di rafforzare le riserve e non pagare la tassa a meno che queste non vengano distribuite in un secondo tempo. Noi abbiamo scelto la seconda strada».

Secondo Orcel questa è “una scelta razionale, completamente coerente con quello che abbiamo fatto trimestre dopo trimestre, anno dopo anno, distribuendo generosamente utili ma anche continuando a rafforzare il patrimonio“.

Analisi tecnica su Unicredit:

Dopo una partenza al rialzo (+2%), Unicredit ha invertito la rotta passando in territorio negativo. Al momento, il titolo si trova in calo di oltre l’1,6% trovandosi così a quota 22,16 euro ad azione, in un contesto di ribassi generalizzati per le banche in Europa.

Con il ribasso di oggi, Unicredit si è riportato nei pressi della media mobile a 50 periodi (linea blu) e, in caso di ulteriore prese di beneficio sul titolo, sarà da monitorare la tenuta dell’area supportiva a quota 20 euro, livelli di giugno di quest’anno.

Al rialzo, l’area di resistenza principale è data da quota 23,7 euro, massimi di periodo raggiunti a fine settembre.

Nonostante tutto, il titolo Unicredit da inizio anno mostra un progresso del 67%, +92% rispetto i prezzi di un anno fa.

[/media-credit] Andamento da luglio 2022 di Unicredit. Fonte TradingView

Intanto, Equita conferma il rating buy su Unicredit, con il target price a quota 30,50 euro. Gli analisti della Sim milanese spiegano che i risultati del terzo trimestre 2023 sono superiori alle attese “principalmente per maggiori ricavi da trading e minori accantonamenti (LLP)”. A livello di ricavi, il margine d’interesse netto è “sostanzialmente in linea con le attese, le commissioni leggermente più deboli (1,769 miliardi rispetto a 1,838 miliardi attesi), mentre sorpresa positiva dal trading (499 milioni invece dei 250 delle aspettative)”.

In questo contesto, il margine di interesse (NII) è ancora in crescita sul trimestre precedente (+3%), e secondo Equita “continua a beneficiare dal rialzo dei tassi di interesse e dall’incremento dello spread commerciale, che più che compensano l’impatto negativo dal calo dei prestiti”.

Guardando al consensus su Bloomberg vediamo come la quasi totalità degli analisti ha una visione rialzista (in 24) su Unicredit. Solo in due dicono di mantene il titolo in portafoglio, mentre nessuno dice Sell sul titolo. Il prezzo obiettivo medio a 12 mesi è a quota 30,8 euro, il che implica un rendimento potenziale di oltre il 40% dai prezzi attuali a Milano.