Aumento di capitale per un valore di 13 miliardi di euro, dunque nella fascia alta delle stime, e maxi accantonamenti per far fronte ai crediti deteriorati, per un valore monstre fino a 9 miliardi di euro. Sono queste le indiscrezioni riportate in un articolo de Il Sole 24 Ore, riguardo al piano che Unicredit presenterà il prossimo 13 dicembre. D’altronde, il neo amministratore Jean-Pierre Mustier ha fatto capire fin da subito che il rafforzamento patrimoniale e la gestione del rischio sarebbero stati i due pilastri della sua strategia.
Ora, fonti vicine al dossier hanno riferito a Il Sole 24 Ore-ItalyEurope24 che Mustier avrebbe deciso a favore di un maxi accantonamento, di un valore compreso tra 8-9 miliardi di euro: una operazione che “spiegherebbe la dimensione dell’aumento di capitale, stimata a 13 miliardi di euro circa, inclusa la possibile conversione di alcune obbligazioni“.
La banca, scrive l’articolo, non ha commentato i rumor ma “diverse fonti hanno parlato di quella che si sta presentando come una massiccia pulizia dei crediti deteriorati”, passaggio “necessario al fine di raccogliere capitali freschi sul mercato”.
A tal proposito, in data 30 settembre, UniCredit aveva a bilancio crediti deteriorati per un valore di 51,3 miliardi di euro, con un coverage del 61,9%, dunque svalutati del 38,1%, ma a un valore ancora più elevato rispetto alle attese dei mercati”. La prospettiva di “una nuova maxi svalutazione che potrebbe essere anche del 25%, (se si considera il prezzo medio delle ultime transazioni “miste” di crediti garantiti e non garantiti), richiederebbe riserve aggiuntive per un valore di 6,7 miliardi di euro.
Sembra inoltre che l’operazione di pulizia potrebbe riguardare anche altri NPL che hanno un valore di 23,4 miliardi, e che al momento hanno un coverage pari al 34,3%”. In questo caso, “al fine di mettersi in una condizione di sicurezza, la banca dovrebbe portare il coverage al 40%, lo stesso livello chiesto a Mps dalla Bce“, nell’ambito di un’operazione che costerebbe altri 1,33 miliardi di euro.
La necessitĂ finale di aumentare le coperture sarebbe dunque di 8,6 miliardi. Che di fatto sono i nuovi accantonamenti di cui Unicredit avrebbe bisogno, includendo altri crediti da 6 miliardi di euro che si trovano in difficoltĂ (si tratta dei cosiddetti forborne performing loans, ovvero crediti oggetto di concessioni dalla banca).
Una volta fatta profonda pulizia dei crediti deteriorati, Mustier potrebbe “chiedere agli investitori di acquistare azioni in una banca che si è lasciata alle spalle l’incubo dei crediti deteriorati“, in un contesto in cui essi rappresentano la paura più grande che i mercati hanno riguardo alle banche europee e banche italiane in particolare.
Ma gli investitori per ora non guardano agli effetti positivi che la cura da cavallo di Mustier potrebbe avere. Spaventa l’importo dell’aumento di capitale che si sperava sarebbe stato più basso, magari con operazioni di cessione degli asset, che comunque vanno avanti.
Alle 12.30 ora italiana, a fronte di un indice Ftse Mib a Piazza Affari che cede -0,82% a 16.424,20 punti, Unicredit perde il 3,43% a 2,03 euro, rischiando nuovamente la soglia di 2 euro.
Intanto nessun commento è stato rilasciato dal numero uno di Mediobanca, Alberto Nagel, sui recenti rumor su una fusione tra Unicredit e la banca francese Société Générale:
“Non commento indiscrezioni relative a un gruppo a cui siamo molto vicini, anche perché sono indiscrezioni puramente giornalistiche”.
Da segnalare che UniCredit è il maggior azionista di Mediobanca, detenendo una quota di partecipazione dell’8,56%.