NEW YORK (WSI) – Unicredit si mette a dieta rigida. L’istituto di credito italiano, numero uno per asset, ha annunciato, nell’ambito del nuovo piano industriale fino al 2018, di tagliare 18.200 posti di lavoro di cui 6.900 in Italia.
Per rilanciare la redditività, la banca prende inoltre di procedere alla cessione o la ristrutturazione entro il 2016 di business poco redditizi, come il retail banking in Austria e il leasing in Italia, oltre alla controllata in Ucraina.
Obiettivo annunciato del piano è quello di consolidare la banca dal punto di vista patrimoniale e della redditività: entro il 2018, infatti, il gruppo intende raggiungere i 5,3 miliardi di utile netto, con un Roe pari al 11%. Nei prossimi tre anni, la distribuzione dei dividendi sarà pari al 40% degli utili.
Oggi intanto il gruppo ha annunciato che nei primi 9 mesi del 2015 ha realizzato un utile netto 1,541 miliardi di euro, in calo del 16,1% rispetto ai primi 9 mesi del 2014. Sul dato, spiega il comunicato sui conti, pesano 400 milioni di componenti straordinarie relative a nuovi oneri sistemici, alla svalutazione di Ukrsotsbank e a maggiori accantonamenti su crediti denominati in franchi svizzeri in Croazia.
Nel solo terzo trimestre 2015, l’utile netto del gruppo si è attestato a 507 milioni di euro, con un calo del 29,8% rispetto al terzo trimestre 2014 e del 3% rispetto al trimestre precedente. Il dato del trimestre è superiore alle stime del consensus degli analisti (458 milioni).
In Borsa il titolo fa meglio del resto del mercato, forte di un progresso dello 0,2% a 5,935 euro. Il listino Ftse MIB nello stesso momento cede lo 0,22%, ai minimi di seduta.