ROMA (WSI) – Il riassetto di Unicredit rischia di costare caro a decine di migliaia dei suoi dipendenti, sopratutto italiani. Il Consiglio di Amministrazione dell’istituto si riunirà domani per deliberare.
Secondo le ultime indiscrezioni stampa saranno ben 14 mila – più del previsto – i posti di lavoro che la prima banca d’Italia si appresta a tagliare, nell’ambito di un piano di risparmi da 1,1 miliardi di euro.
I 14.000 licenziamenti di Unicredit stimati sono una somma più alta dei 12 mila citati dal Sole 24 Ore, che ieri parlava di un piano da 1 miliardo di euro di risparmi. La metà di questi posti che verranno eliminati, stando al resoconto del Messaggero, edizione cartacea, sono in Italia.
La prima banca italiana per fatturato si prepararebbe inoltre a mettere sul mercato alcune delle sue attività, sia in Italia sia all’estero. È prevista la cessione di Bank Austria e il miglioramento dell’efficienza delle attività di Hvb.
Secondo Dow Jones Newswire, “nella semplificazione del corporate certer, secondo quanto risulta al Messaggero, ci sarebbe non solo l’accentramento nella holding di molte funzioni, a partire dalla compliance, attualmente svolte in Austria e Germaniama soprattutto il ripensamento del “Progetto recupero Italia” con l’eliminazione dello Special Network Italy, la struttura nata il 15 aprile 2013 e gestita da Ferdinando Brandi, a diretto riporto del country chairman Italia Gabriele Piccini.
Il nuovo programma di riduzione dei costi ammonterebbe a 1,1 miliardi di euro. Il mercato finanziario continua a premiare l’ipotesi, che se confermata dovrebbe consentire all’istituto di credito di scongiurare nuovi aumenti di capitale.
Il Messaggero scrive che si tratta di “uno degli interventi chirurgici dell’aggiornamento del piano 2014-2018 predisposto dal Ceo Federico Ghizzoni. Il Progetto recupero Italia comprende la direzione Network Real Estate – a presidio del segmento di clientela real estate – e le direzioni special network territoriali (Lombardia & nord ovest, nord-est, Centro nord, Centro, Sud & Sicilia): verra’ cancellata con il passaggio delle attivita’ direttamente sotto Piccini”.
La struttura nacque per la gestione dei portafogli di crediti deteriorati (Alfa e Beta). La riorganizzazione prevede la vendita delle filiali di Bank Austria (sarebbe spuntato un altro pretendente dell’Europa centrale dopo il passo indietro di Bawag Psk bank) e la razionalizzazione di Hvb; la cessione anche del leasing (si sono fatti avanti in tre, tra cui un italiano) e dell’Ucraina.
Il titolo del gruppo guadagna più dell’1% in avvio di seduta a Piazza Affari, attestandosi a 5,895 euro.