A distanza di due mesi dall’aumento di capitale da 13 miliardi di euro, Unicredit rivela il nuovo panorama del suo azionariato, rivelando il ridimensionamento della quota dei piccoli risparmiatori e, soprattutto, mettendo in chiaro che quasi tre quarti della banca sono ora in mano straniera.
Il 72% delle azioni dell’istituto guidato da Jean-Pierre Mustier, infatti, fa capo (in massima parte) a investitori istituzionali e fondi sovrani. Nella prima categoria, che complessivamente detiene il 62% di Unicredit, l’Italia rappresenta solo il 2%; nella seconda, invece, si scorge il maggiore azionista: il fondo sovrano di Abu Dhabi Aabar Luxembourg S.A.R.L., l’unico a superare la soglia del 5%. Mustier ha confermato che “Unicredit è molto attraente per gli investitori esteri”, precisando che fra i fondi sovrani sono presenti anche quello della Norvegia (per la verità solo evocato come importante fondo del Nord Europa) e quelli libici Central Bank of Libya e Lia.
Gli azionisti retail, invece, arretrano dal 28,8% di fine novembre all’attuale 13% del capitale Unicredit; alle Fondazioni, infine, resta il 6% a dispetto dell’importanza che un tempo ricoprivano nell’azionariato dell’istituto.
Come già anticipato Luca Cordero di Montezemolo, in occasione dell’assemblea tenutasi ieri a Roma ha rinunciato alla carica di vice presidente della banca “in coerenza con l’evoluzione della governance (…) anticipando così l’attuazione di una delle novità da attuare con il rinnovo del Consiglio di Amministrazione, che avverrà con l’assemblea 2018 e cioè la riduzione del numero di Vice Presidenti ad uno”. Nell’ambito del medesimo rinnovamento è prevista anche la riduzione dei membri del board, da 17 a 15 consiglieri così come una limitazioni al numero dei possibili mandati.
Unicredit ha concluso la seduta odierna con un calo dell’1,73% a 13,64 euro.