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UniCredit la scampa, Bce soddisfatta del piano così com’è

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I mercati e il governo Gentiloni, che di grane ne ha già avute tante nei primi mesi di lavoro, tirano un sospiro di sollievo. La Bce sembra che sia infatti soddisfatta del maxi piano di aumento di capitale annunciato da UniCredit a dicembre e non ha fatto altre richieste al primo istituto di credito italiano per capitalizzazione. Lo ha reso noto oggi, stando a una fonte citata da Reuters che ha partecipato alla riunione con un gruppo di investitori italiani e stranieri, l’amministratore delegato della banca in crisi patrimoniale.

In una bozza preliminare del piano di ricapitalizzazione da 13 miliardi di euro, la banca spiega che la Bce ha chiesto anche a UniCredit di presentare un programma di smaltimento dei crediti deteriorati entro il 28 febbraio, alimentando i timori che le autorità di politica monetaria potessero chiedere misure addizionali all’istituto.

Ma secondo quanto riferito dalla fonte a Reuters, il top manager Jean-Pierre Mustier ha calmierato gli animi quando nella riunione con gli investitori di Milano ha dichiarato che la Bce era “molto contenta” con il piano già presentato dalla banca, che include la vendita di 17,7 miliardi di euro di sofferenze.

Oltre alla cessione a un veicolo controllato al 50,1% da Pimco e Fortress dei crediti inesigibili sopra citati, sul fronte dei Non-Performing Loans (NPL) il piano prevede inoltre il ridimensionamento in tre anni di tempo delle sofferenze lorde, che tramite una serie di operazioni passerebbero da 65,4 miliardi di euro a 19,2 miliardi.

Malgrado le indiscrezioni, il titolo UniCredit ha perso ieri quasi il -4% in Borsa, attestandosi poco sopra l’area dei 25 euro (25,16). Gli analisti di Equita SIM hanno un rating di Hold sulla banca e un prezzo obiettivo di 31 euro. Oggi il titolo recupera terreno.

L’operazione di aumento di capitale partirà il 6 febbraio e a breve dovrebbe essere firmato il contratto con il consorzio delle banche per la sottoscrizione dell’inoptato, sempre secondo Reuters che cita fonti vicine alla situazione.

Prima del 6 febbraio l’appuntamento chiave è con la riunione del Consiglio di Amministrazione della banca, durante il quale verrà stabilita ufficialmente la data di avvio e lo sconto sul prezzo teorico ex opzione, visto tra il 30 e il 40% secondo le indiscrezioni stampa, nonché il prezzo di emissione delle nuove azioni.

I conti preliminari del gruppo hanno evidenziato una situazione a luci e ombre per UniCredit. Oltre ai 12.2 miliardi di costi straordinari già annunciati a dicembre, la banca ha contabilizzato un ulteriore miliardo dovuto alla partecipazione al fondo Atlante (gli analisti di Equita SIM stimano una somma sui 500 milioni di euro), svalutazioni di DTA e accantonamenti al resolution fund (le stime in questo caso sono pari a 250 milioni).

Il 2016 si è chiuso nel complesso leggermente meglio delle attese per UniCredit: la perdita, la cui casa principale è stata la svalutazione ‘monstre’ delle sofferenze, è stata di -11,8 miliardi a fronte dei -12,3 miliardi previsti, mentre il rapporto CET1 si è attestato intorno all’8% (200 punti base sotto lo SREP del 10%) contro una previsione per un dato del 7,7%.