Il naufragio delle trattative tra Mef e Unicredit per la cessione dei Mps si deve al fatto che “l’ammontare di capitale necessario per l’operazione era più significativo di quanto il Mef si aspettasse e quindi considerato eccessivo”. Lo ha ribadito ieri Andrea Orcel, Ceo di Unicredit, davanti alla Commissione parlamentare di inchiesta sul sistema bancario ieri ha alzato il velo sulle ragioni che hanno portato al fallimento dei negoziati iniziati lo scorso luglio, spiegando perché la banca milanese e lo Stato, che controlla al 64% Mps non si siano trovati sul valore di dell’istituto senese.
Una verità già nota al mercato ma ribadita durante l’audizione di Orcel, che non svela pubblicamente i calcoli che Unicredit ha effettuato nell’ambito della trattativa con il Mef e chiede di secretare la replica. Indiscrezioni stampa nelle scorse settimane, parlavano di una richiesta da parte di Unicredit di oltre 6 miliardi, a fronte dei 3 miliardi messi in conto dal Tesoro.
Pur con “margini di manovra ristretti, abbiamo comunque cercato e proposto diverse alternative per ridurre il fabbisogno di capitale identificato” per Mps “ma tutte si sono rivelate insufficienti a permettere alle parti di proseguire nella trattativa”, spiega Orcel dicendosi dispiaciuto che l’operazione non sia andata a buon fine.
I termini però erano chiari. Per cui “raggiungere un accordo a condizioni non coerenti con i presupposti concordati non sarebbe stato nell’interesse di UniCredit e dei suoi azionisti e, a mio avviso, anche della stabilità del sistema bancario nazionale”, ribadisce il manager.
Bastianini (MPS): “verso 4 mila esuberi”
Sul fronte Mps, intanto, l’a.d. Guido Bastianini, ha sottolineato: “Monte dei Paschi di Siena potrebbe effettuare ulteriori necessari riduzioni sia dei costi che di personale”, così come potrebbe “aumentare gli investimenti” in tecnologia. Al momento, ha infatti spiegato, l’istituto “sta portando avanti approfondite analisi che hanno la finalità di completare il percorso di ristrutturazione”.
Dalla sua relazione si evidenzia che il costo che Mps dovrebbe sostenere per incentivare 4 mila uscite volontarie attraverso il fondo esuberi “avrebbe un costo complessivo di circa 950 milioni” e consentirebbe di ottenere una “riduzione del costo del personale pari a circa 315 milioni annui nel 2026”. “Ipotesi diverse” rispetto ai 2500 esuberi dell’attuale piano “sono possibili e verranno verosimilmente esaminate nella predisposizione delle opzioni strategiche per il periodo 2022-2026”, ha spiegato, illustrando questa diversa soluzione sul fronte costi.
Ricordiamo che, dopo lo stop ai negoziati tra Unicredit e MPS, il Tesoro ha spiegato che non cambierà idea sulla vendita della quota nella banca senese, anche se ha bisogno di tempo per rimodulare i suoi programmi e pensare ad altri possibili partner per Siena.
Unicredit esce dalla Turchia
Sul fronte Unicredit, oggi il cda dell’istituto ha deciso di vendere l’intera partecipazione in Yapi Kredi, su cui il partner Koc ha confermato la volontà di esercitare il diritto di prelazione. L’istituto di piazza Gae Aulenti venderà quindi il 18% di Yapi a Koc per circa 300 milioni, mentre il restante 2% sara’ ceduto sul mercato.
L’operazione, sottolinea l’istituto, ‘avrà complessivamente un impatto positivo moderato sul Cet 1 ratio consolidato di UniCredit’, indicato come ‘low-mid single digit’, mentre per l’esercizio 2021 ‘genererà un impatto negativo sul conto economico consolidato di circa 1,6 miliardi, derivante principalmente dalla riserva oscillazione cambi relativa alla partecipazione in Yapi Kredi, che non genera impatti sul Cet 1 in quanto già attualmente rilevata’.