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Unicredit, Mustier: “Ok a Stato nelle banche, Ue sia indulgente”

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ROMA (WSI) – Dopo la cessione di quote di Finecobank e Pekao Bank, che han permesso di raccogliere rispettivamente 328 milioni e 749 milioni di euro, si riaffaccia l’ipotesi di una ricapitalizzazione per il secondo gruppo bancario italiano, Unicredit.

Già nelle ultime ore il presidente Giuseppe Vita ha parlato di un inevitabile aumento di capitale e anche il nuovo ceo, il francese Jean Pierre Mustier, succeduto al dimissionario Federico Ghizzoni si sbilancia nelle interviste pubblicate oggi sul Sole 24Ore e sul Financial Times.

“Stiamo predisponendo un set di azioni è per rafforzare il capitale, ma in ballo non ci sono solo target finanziari ma un nuovo modello industriale. Dobbiamo essere rapidi ma non precipitosi (…) Agiremo con velocità ma senza precipitazione quello che ci aspetta è una maratona”.

Il nuovo ad dell’istituto di Piazza Gae Aulenti sottolinea che il nuovo piano industriale ci sarà entro la fine dell’anno – “Probabilmente nel quarto trimestre” sottolinea il banchiere visto che “ci serve qualche mese perché non è solo questione di numeri, o di target: bisogna andare a fondo nelle cose, c’è da cambiare business model e organizzazione, lavorare sulle sinergie” – ma UniCredit resterà un gruppo paneuropeo.

“Il perimetro del gruppo potrà essere rivisto ma non intendiamo cambiare l’identità europea di un gruppo presente in tanti mercati con le sue singole banche ma capace di mettere a disposizione della clientela la sua rete internazionale”.

Con l’occasione Mustier si sofferma a dire la sua su un possibile intervento dello Stato a sostegno delle banche.

“In passato ho visto casi in cui ha funzionato perché ha evitato shock per il mercato e credo che questa volta possa essere opportuno. Ma è un tema delicato perché attiene alla necessità di conciliare le esigenze del mercato con quelle della vita reale. E poi ne va dell’unione bancaria che non deve perdere credibilità”

Infine una stoccata all’Unione europea che, secondo il banchiere, dovrebbe dimostrarsi più indulgente.

“Le naturali decisioni finanziarie e regolatorie non sempre sono nel miglior interesse di tutti gli stakeholders”.