Roma – L’AD di UniCredit Federico Ghizzoni non crede che la banca possa essere oggetto di takeover nonostante i prezzi di borsa bassi e sottolinea che della sua riconferma non ha discusso con i soci, anche se sul tema è sereno.
“Non credo. Siamo una Sifi, dubito che a qualcuno in questa fase venga in mente di creare una banca ancora più grande”, dice in un’intervista a proposito della possibilità di un takeover.
Nel colloquio con il Sole24Ore, il manager esclude ogni rischio di acquisizione ostile su UniCredit, che ieri ha chiuso a 0,7395 euro e da inizio anno ha ulteriormente visto dimezzate le già modeste quotazioni del titolo.
Sifi significa banca sistemica, inserita infatti nella lista dei 29 istituti che la Ue ritiene prioritario ricapitalizzino per resistere a ogni possibile scenario di crisi e non produrre danni al sistema creditizio e industriale europeo.
Ma qualche operatore a Piazza Affari suggerisce un’interpretazione differente: stante le maxi svalutazioni appena varate con la trimestrale, non sarà che a scoraggiare eventuali “predatori” siano quei 48 miliardi di euro di attività “non core” prevalentemente legate al settore corporate investment banking come spiegato dallo stesso Ghizzoni in conference call l’altro ieri? Asset su cui, nonostante le rassicurazioni dell’istituto, nessuno sembrerebbe disposto a mettere la mano sul fuoco, in una situazione di mercato come l’attuale.
Intanto il gruppo bancario in crisi, che ha appena annunciato un massiccio aumento di capitale e riduzione del personale, rischia di dover fare i conti con un declassamento del rating delle sue obbligazioni da parte di Moody’s. L’agenzia ha posto sotto osservazione il merito sul credito per un eventuale downgrade.