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Unicredit: l’AD c’è ma titolo va a fondo. Cosa succede?

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ROMA (WSI) – Unicredit non è più orfana di AD, dopo la notizia della nomina di Jean-Pierre Mustier a nuovo numero uno della banca. Ma le vendite attaccano ancora il titolo, che a Piazza Affari viene sospeso anche per eccesso di ribasso, per poi rientrare nelle contrattazioni e cedere oltre -5%.

Per Unicredit, la sessione era iniziata bene. Il titolo, in linea con il trend dei titoli delle altre banche italiane, aveva aperto positivo. Poi, il dietrofront, la sospensione al ribasso – che è stata comunque breve – , il calo superiore a -2,3% e l’accelerazione ribassista.

Nessun entusiasmo per il successore di Federico Ghizzoni, che sarà operativo a partire dal prossimo 12 luglio. D’altronde, non c’è tempo da perdere per le urgenze, che sarebbero – in base a diversi analisti – principalmente due: l’aumento di capitale e la vendita degli asset.

Una stessa fonte vicina alla banca e riportata da Reuters ha confermato che Mustier avrebbe intenzione di mettersi subito al lavoro e di creare un nuovo team di banchieri italiani che studino bene il caso Unicredit e valutino soprattutto le manovre necessarie per far salire il core capital ratio dall’attuale 10,5% al 12,5%.

Oltre all’operazione di aumento di capitale, ci sarebbe appunto la vendita di alcuni asset. Si fanno i nomi della banca online Fineco, della divisione polacca Pekao, del gestore degli asset Pioneer. La fonte afferma invece che non dovrebbe essere in vendita la banca tedesca HVB, così come Unicredit dovrebbe mantenere il possesso delle sue attività in Turchia.

In ogni caso, l’imperativo è muoversi presto, per salvare una banca che ha visto il proprio titolo capitolare di oltre -60% quest’anno, zavorrato dalle preoccupazioni dei mercati circa la redditività dell’istituto, il livello dei crediti deteriorati – che nel complesso sono la spina nel fianco di tutto il sistema bancario italiano e che ammontano a ben 360 miliardi di euro, un terzo di tutti quelli dell’Eurozona – e un bilancio che si conferma più debole rispetto a quello delle principali banche europee.

In uno stesso commento che è stato diramato da Unicredit, Mustier ha riferito che stilerà un nuovo piano strategico, per sostenere sia il capitale che gli utili di Unicredit.

Tutto ciò avviene mentre il governo Renzi sta lavorando a un piano per salvare le banche italiane: un piano che, secondo le indiscrezioni trapelate negli ultimi giorni, dovrebbe implicare un salvataggio – dunque un bail-out- di 40 miliardi di euro, e una sospensione delle regoli vigenti del bail-in. E un piano che per ora è stato accolto praticamente con un nein dalla Germania di Angela Merkel.

Certo, nelle ultime ore è arrivata la notizia relativa all’ok dell’Unione europea all’altro piano del governo italiano: quello di utilizzare garanzie governative per creare in via precauzionale un cuscinetto di liquidità a sostegno delle banche. Lo scudo ha una disponibilità che potrebbe arrivare fino a 150 miliardi. Ma basterà?

Il giudizio degli analisti sulla nomina di Mustier è cauto. Banca Akros, in particolare, ha affermato che in questo modo è stato rimosso un elemento di incertezza. Tuttavia ora rimane l’incertezza numero uno, legata all’operazione di aumento di capitale. “Resta da vedere se ci sarà o meno l’aumento di capitale, come i prezzi correnti di mercato stanno scontando”.

Parla anche Luca Comi, Head of Equity Research Icbpi:

“La scelta di Mustier si può considerare una buona soluzione di compromesso: stando a quanto circolava sulla stampa, i soci esteri chiedevano un profilo internazionale, quelli italiani (tranne Fondazione Cariverona) un manager locale, che conoscesse bene la banca, la sua rete commerciale e il contesto italiano. Mustier concilia le diverse aspettative egli azionisti”. Certo, le sfide “saranno complesse, considerando l’instabilità dello scenario esterno e la necessità di predisporre in tempi brevi un nuovo piano strategico, che dovrà affrontare anche il nodo cruciale del capitale”.

Gli analisti di Mediobanca Securities commentano inoltre la nomina di Mustier facendo riferimento a un punto di rottura.

“La successione non preparata a Ghizzoni e il lungo periodo per la nomina del nuovo ceo riflettono i punti di vista eterogenei all’interno del cda di Unicredit sul profilo del nuovo ad ed eventualmente sulla strategia del gruppo (…) è francese, non ha legami con gli azionisti storici, ha avuto una forte esperienza nella divisione CIB di Unicredit e ha un profilo internazionale, quindi rappresenta la discontinuità rispetto al team di gestione attuale ed è in grado di rappresentare tutti gli azionisti”.

Tale discontinuità rappresenta dunque un punto di “grande rottura” rispetto al passato. Tra l’altro, continua Mediobanca Securities, “Mustier ha già lavorato in Unicredit per oltre tre anni e quindi già conosce da dentro le dinamiche e i difetti della banca. Di conseguenza, avrà probabilmente bisogno di meno tempo per sistemarsi, disegnare la nuova strategia e per istituire un nuovo management per supportarlo nel gestire la complessità del gruppo”.

Mediobanca ribadisce:

Nessun altro candidato di cui si vociferava “poteva offrire tale discontinuità, riducendo al minimo i disagi, a nostro avviso”.