Con l’arrivo imminente del referendum del prossimo 4 dicembre, i fari dei mercati sono puntati non solo su Mps ma anche su Unicredit. D’altronde, anche l’istituto di Piazza Gae Aulenti si prepara a un’operazione di aumento di capitale: si può parlare di una vera e propria maxi-ricapitalizzazione, dal momento che i fondi che l’amministratore delegato Jean Pierre Mustier intende raccogliere sul mercato – anche attraverso dismissioni di asset – potrebbero essere anche quattro volte tanto i cinque miliardi di euro che servono alla banca senese. Finora si parla di una ricapitalizzazione che dovrebbe essere di 13 miliardi di euro circa (la cifra potrebbe includere anche una possibile conversione di obbligazioni, sulla scia di quanto deciso da Mps). Questo, mentre secondo nuovi rumor Unicredit dover ricorrere ad accantonamenti tra 7 e 8 miliardi di euro.
Oggi Stefano Righi scrive per il Corriere della Sera che “sembra infatti che siano una ventina i miliardi di euro che Unicredit vorrebbe portare a patrimonio nel prossimo febbraio”. Nell’articolo si precisa che “circa 7-8 dovrebbero arrivare dalla cessione della piattaforma del risparmio gestito Pioneer (4) e dalla vendita della controllata polacca Pekao (3), mentre altra liquidità dovrebbe arrivare dalla cessione di una quota di Fineco. Resterebbe dunque una porzione di 12-13 miliardi da raccogliere cash tra i soci ed ecco l’invito alle dieci banche d’affari che saranno incaricate di allestire il consorzio per il collocamento dei titoli”.
Il riferimento è alle banche invitate a entrare nel consorzio di garanzia: al primo livello ci sarebbero Morgan Stanley, Ubs, Jp Morgan, Merrill Lynch e Mediobanca, unica italiana impegnata anche, insieme a JP Morgan nell’operazione di aumento di capitale che interessa MPS. Al secondo livello ci sarebbero invece Credit Suisse, Goldman Sachs, Hsbc, Citigroup.
Il titolo Unicredit rimane sotto pressione sull’ indice Ftse Mib di Piazza Affari, sottoperformando gli altri titoli bancari. La perdita è dello 0,31%, a quota 1,934 euro.