Il capitale di Unicredit non è in linea con le regole. Questo l’avvertimento che lancia Caius Capital mettendo nuovamente sotto i riflettori il sistema bancario italiano.
Caius Capital è un fondo speculativo che lavora sui crediti in sofferenza e che, come riporta il Financial Times, ha scritto all’Eba e alla banca stessa mettendo in discussione il tasso patrimoniale CET1 dell’istituto guidato da Jean Pierre Mustier, che non sarebbe corretto in base alle regole europee.
Condizione necessaria è convertire in titoli ordinari i quasi 3 miliardi di strumenti finanziari complessi emessi nel 2008 (i cosiddetti cashes), ma di fatto potrebbe comportare significative perdite per alcuni investitori negli strumenti, calcolati in circa 2 miliardi sempre dal Financial Times.
Unicredit a parte, per il quotidiano finanziario ci sono altre grandi banche europee che non hanno calcolato correttamente i capitali propri da utilizzare in prima istanza per assorbire le perdite in caso di dissesto. L’istituto di Piazza Gae Aulenti ha risposto osservando che regolamenti e norme sono state rispettate.
“Il trattamento regolatorio dei titoli cashes è stato pienamente illustrato al mercato e confermato e rivisto dalle autorità regolatorie competenti e inoltre l’attuale contributo dei cashes sulla posizione patrimoniale complessiva della banca non ha impatti significativi sui ratio regolatori del gruppo. Complessivamente come annunciato a fine 2017, Unicredit ha una solida posizione di capitale con un CET1 ratio al 13,6%”.
Ma nonostante la risposta di Unicredit, la questione non è chiusa e la palla passa ora alle autorità europee che dovranno replicare alla sollecitazione di Caius Capital. La reazione alla notizia non si è fatta attendere in Borsa, dove ieri il titolo Unicredit ha perso terreno. Oggi tenta di recuperare dalle perdite della vigilia, segnando un rialzo dell’1,2% in questo momento, ma è l’intero settore bancario in toto che rimbalza a Piazza Affari.