Il 2019 sarà per Unicredit l’anno della grande fusione. Con chi? No con Commerzbank e sospesi almeno per il momento i colloqui con SocGen, papabile partner potrebbe essere l’inglese Lloyds Bank oppure l’olandese Abn Anmro.
La prima guidata da Antonio Horta Osorio che, ricorda Il Sole 24 ore, qualche anno fa era nella rosa dei possibili CEO a guida della banca di Piazza Gae Aulenti. La seconda indice è già conosciuta in Italia per la sua partecipazione a Capitali e perché fu protagonista dell’Opa su Antonveneta. Terza opzione potrebbe essere Ing. Per ora dalla baca italiana nessun commento al riguardo.
Mustier pare abbia accantonato il progetto di fusione per molti fattori in ballo. Come il rischio BTp e le incertezze sulla crisi in Turchia. Ad agosto presentando i conti semestrali del gruppo, lo stesso Mustier aveva ammesso per la prima volta che nel prossimo anno a fine 2019 verranno valutate anche le opzioni di crescita esterna.
Gli analisti sembra abbiano bocciato tali indiscrezioni come Mediobanca Securities che le giudica “dannose” vista la valutazione attualmente depressa di Unicredit .
“Un’operazione di M&A è eventualmente possibile una volta che sarà recuperato un significativo valore standalone della banca su cui manteniamo il rating outperform e il target price a 22 euro”.
Anche da Equita si smonta l’ipotesi di una fusione cross-border in Europa.
“A nostro giudizio, nelle operazioni cross-border è difficile realizzare sinergie da costo, se si esclude l’attività di investment banking. Inoltre, il mercato difficilmente valuta le sinergie da ricavo, anche in operazioni in-market”.
A Piazza Affari intanto Unicredit non ha tratto beneficio dalle nuove indiscrezioni sull’interesse dell’istituto per il progetto di una grande fusione paneuropea. Dopo aver messo a segno nei giorni scorsi un deciso progresso di oltre due punti percentuali, ieri ha invertito la rotta chiudendo in calo dell’1,34% a 14, 14 euro mentre stamani segna al momento un calo del 3,49%.