Parte male il 2022 di Unicredit. La banca milanese ha archiviato il primo trimestre con un utile netto per 247 milioni, in calo del 72,2% rispetto allo scorso anno, dopo aver effettuato svalutazioni prudenziali su crediti per 1,3 miliardi ‘quasi interamente verso la Russia’. Un risultato sotto le attese degli analisti che si aspettavano un risultato positivo per 413 milioni. Al netto della Russia l’utile è salito del 37,8% a 1,2 miliardi.
La banca parla di “primo trimestre record”, in cui sono stati raggiunti i target del piano UniCredit Unlocked “su tutti gli indicatori finanziari. I risultati complessivi, inclusa la Russia, vedono ricavi in crescita del 7,3% a 5 miliardi con margine di interesse a 2,3 miliardi (+6%) e commissioni a 1,8 miliardi (+7,9%). I costi operativi sono scesi del 2,6% a 2,3 miliardi per un rapporto cost/income calato al 46,7%.
Positiva la reazione degli investitori: all’avvio di Borsa Italiana, il titolo segna un rialzo del 6% circa.
Unicredit, buyback per 1,6 miliardi
La banca ha poi conferma poi il riacquisto di azioni proprie del 2021 per 1,6 miliardi, sui 2,6 miliardi approvati dall’assemblea. Il gruppo si dice convinto di riuscire a distribuire anche la restante parte di 1 miliardo ma subordinata alla performance della Russia, notando che ‘il dividendo in contanti già distribuito è la tranche iniziale del riacquisto di azioni proprie costituiscono un convincente rendimento del 20%”.
Il management resta comunque “fiducioso di poter eseguire l’intera distribuzione di 3,75 miliardi agli azionisti relativa all’esercizio 2021” e conferma l’impegno “per la distribuzione di almeno 16 miliardi nel triennio 2021-2024, considerato il nostro scenario macroeconomico base case, e all’esecuzione del piano strategico”.
Orcel: “Uscita dalla Russia è complicato”
Parlando dell’esposizione in Russia, l’a.d. Andrea Orcel in una conference call con le agenzie di stampa, ha spiegato che le svalutazioni e gli accantonamenti effettuati da UniCredit sul Paese mettono l’istituto nella posizione di poter valutare senza fretta ‘tutte le opzioni senza ulteriori impatti sul nostro capitale’.
‘Possiamo valutare ed eseguire le migliori soluzioni sulla nostra presenza in Russia nell’interesse di tutti i nostri stakeholder’, ha aggiunto. Orcel ha ribadito che “l’uscita dal Paese è complicato e soluzioni alla nostra posizione sono complicate”, ma che “come banca occidentale abbiamo molto chiara la posizione che abbiamo preso e cosa i nostri stakeholder vogliono fare sulla Russia”.
Il banchiere non ha chiarito ulteriormente quale sia l’obiettivo dell’istituto sulla Russia, notando che “commentiamo sulle cose quando le facciamo e non quando sono in corso”.
“Se guardate quanti hanno dichiarato di voler uscire dalla Russia e quanti l’hanno fatto davvero la lista è molto corta perché è molto complicato”, ha concluso, spiegando che al momento ‘non ci sono segnali di una volontà di nazionalizzare gli asset russi da parte di Mosca.