Economia

Unione bancaria, un’altra beffa in stile europeo

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ROMA (WSI) – Il meccanismo di sorveglianza unico delle banche europee in capo a Bce, in vigore da novembre 2014, non è una “grande opportunità”, come affermato oggi dal presidente Bce Mario Draghi in un discorso a Francoforte, ma per tutti gli altri Paesi Ue l’ennesima, ulteriore beffa, che esonerando ancora una volta le banche tedesche, sussidiate da 238 miliardi di euro dal Governo (anche con i 55,620 miliardi versati nel 2013 dall’Italia al Fondo Esm) per evitarne il default, dimostra la prevalenza della Germania sugli interessi dell’intera Europa.

Nei negoziati per l’unione bancaria dominati dai tedeschi, sono state escluse infatti dal meccanismo di vigilanza unica in capo alla Bce, le Landesbanken, casse regionali tedesche, alcune delle quali molto grandi e che in tutto rappresentano il 45% circa del settore bancario teutonico, banche a capitale pubblico, ad ulteriore dimostrazione di un’Europa egemonizzata dagli interessi egoistici della Germania.

Dal 1 novembre 2014 la Bce avrà l’autorità di supervisore delle banche che aderiscono all’Unione bancaria, e sempre alla Bce passeranno molte delle competenze ora in mano alle autorità nazionali, con il meccanismo che prevede un sistema di vigilanza per tutte le 6.000 banche dell’Unione Bancaria, con l’unica differenzia che per le banche più grandi, le prime 130, definite secondo gli asset di patrimonio e bilancio, c’è la supervisione diretta della Bce, mentre per le banche più piccole la vigilanza resta in capo alle banche centrali nazionali, come sancito dall’articolo 4 del meccanismo unico di vigilanza con la previsione che sia composto da Bce e dagli organi supervisori nazionali.

L’Unione Bancaria, che non ha tratto alcuna lezione dalla crisi sistemica e dal crack di Lehman Brothers, ha creato una gerarchia di responsabilità nel caso di salvataggio, quali azionisti, obbligazionisti, depositanti.

Ma se azioni ed obbligazioni hanno una quantità di rischio che l’investitore accetta per ottenere un rendimento, non si comprende perché debbano rispondere anche i depositanti, salvo la garanzia di intangibilità per i depositi sotto i 100.000 euro a persona qualora il conto sia cointestato.

Nel 2007 gli Stati Uniti propagarono il contagio della crisi sistemica, con l’esplosione di mutui sub-prime, bolla immobiliare, prodotti derivati tossici cartolarizzati ed immessi sui circuiti finanziari globali, quel denaro dal nulla edificato su piramidi finanziarie pari a 700.000 miliardi di dollari contro un Pil di 60.000, in una fase di crisi di leadership politica globale da parte dei governi, che specie in Europa avevano delegato importanti funzioni ad una ristretta cerchia di oligarchi, cleptocrati e tecnocrati irresponsabili, cedendo loro pezzi di sovranità, con la costituzione di un mostro giuridico denominato Banca Centrale Europea.

Prima usare soldi pubblici i governi imporranno perdite per almeno l’8% degli attivi. Come protezione ulteriore, gli Stati dovranno creare fondi nazionali di liquidazione bancaria imponendo dei prelievi alle banche, mentre l’uso dell’ESM, il Fondo salvastati europeo, sarà utilizzato solo a precise condizioni.

Le banche si impegnano a costituire un fondo di 55 miliardi di euro entro otto anni per fronteggiare la crisi bancarie. Resta il tabù di regolamentare la creazione del denaro dal nulla dei derivati e la separazione tra banche d’affari e banche commerciali, il ‘Glass Steagall Act’ istituito nel 1933 dal Presidente Roosvelt, che ha protetto per 66 anni gli Stati Uniti dalle bolle speculative, e di conseguenza anche gli altri paesi del mondo globalizzato.

Il Glass-Steagall Act, cancellato da Bill Clinton nel 1999, stabiliva la netta separazione tra le banche commerciali che investivano nell’economia reale meritevoli di protezione dagli Stati, da quelle di carattere finanziario speculativo, che in caso di default venivano abbandonate a se stesse.

Clinton abrogò la Glass Steagall Act, su pressioni delle lobby bancarie che avevano finanziato la sua campagna elettorale.

L’investimento di una banca di carattere commerciale in un progetto di economia reale, come il finanziamento di un’attività imprenditoriale, porta a dei risultati di guadagno con tempi di medio-lungo termine, al contrario delle attività speculative sui mercati, che arricchiscono pochi (manager bancari con stock option commisurate ai volumi prodotti e piazzati, banche, banchieri, ingegneri che strutturano con algoritmi possibilità di guadagno o di perdite,ecc.) in breve tempo, intossicando i mercati e falcidiando il risparmio.

Fino al 1999, la gestione bancaria da territoriale (con il direttore di Agenzia che aveva facoltà di concedere prestiti, finanziamenti, scoperti di conto, ecc.), è stata centralizzata. Sono iniziate fusioni ed incorporazioni, le grandi hanno inglobato le piccole su pressioni della Banca d’Italia, la gestione del credito e del risparmio è stata globalizzata, i direttori sono stati espropriati dal potere di concedere prestiti e fidi, la restrizione del credito ha assunto dimensioni drammatiche.

Adusbef muove forti critiche a tecnocrati Ue che hanno negoziato al ribasso, una Unione Bancaria che non previene i crack bancari e finanziari, nè l’avidità dei banchieri, mentre l’Europa avrebbe bisogno della Steagall Act ed una regolamentazione ferrea sui derivati, per ripartire dall’economia reale.

Elio Lannutti (Adusbef)