ROMA (WSI) – “L’Italia oggi ha fatto un passo in avanti”. Così commenta il premier Matteo Renzi il via libera definitivo del testo di legge sulle unioni civili che ha ricevuto 372 voti a favore, 51 contrari e 99 astenuti.
Ma cosa cambia nei fatti? Come il matrimonio, l’unione civile tra due persone dello stesso sesso deve essere costituita dinanzi all’ufficiale di stato civile e alla presenza di due testimoni, registrando poi l’atto nell’archivio di stato civile. Le parti, per tutta la durata dell’unione, posso decidere di assumere un cognome comune scegliendolo tra i loro oppure anteporre o posporre al proprio cognome quelle del partner. Dall’unione civile derivano una serie di diritti e doveri per entrambe le parti. Tra gli obblighi spunta quello reciproco all’assistenza morale e materiale e alla coabitazione.
“Entrambe le parti sono tenute ciascuna in relazione alle proprie sostanze e alla propria capacità di lavoro professionale e casalingo, a contribuire ai bisogni comuni”.
Non è previsto l’obbligo di fedeltà come nel matrimonio. I due partner concordano tra di loro l’indirizzo della vita familiare e fissano la residenza comune. Il regime ordinario per quanto riguarda il patrimonio è la comunione dei beni, a meno le parti non decidano di versamento. La pensione di reversibilità e il Tfr maturato spettano al partner dell’unione, mentre in caso di successione al partner superstite spetta solo la legittima, ossia il 50% e il restante va agli eventuali figli.
Se vi sono figli, in caso di scioglimento si applicano in quanto compatibili le norme sul divorzio, mentre la stepchild adoption è stata stralciata.
Proprio la cancellazione delle norme che prevedono la possibilità di adottare il figlio del partner è stata una delle cause che hanno spinto la deputata del Pd, Michela Marzano, docente universitaria e filosofa, a poche ore dall’approvazione del testo di legge, delle dimissioni. Come scrive la stessa Marzano in una lettera indirizzata al capogruppo Ettore Rosato:
“Sui temi dei diritti e dell’etica ho sempre detto e difeso gli stessi valori e gli stessi principi. E non me la sento, oggi, di non essere coerente con me stessa e con le mie battaglie per opportunità politica. Lo so che, sulla unioni civili, non si poteva forse fare diversamente e considero che sia importante per l’Italia avere finalmente una norma che garantisca e protegga le persone omosessuali. Aver però eliminato ogni riferimento a ‘famiglia’ e ‘familiare’ e aver stralciato la ‘stepchild adoption’ rappresentano un vulnus per me difficile non solo da accettare, ma anche da giustificare pubblicamente”.
Se però il resto del partito democratico ha festeggiato all’annuncio della votazione finale del testo di legge, dalle opposizioni si profila una battaglia come Autonomia Popolare che tramite Maurizio Sacconi e Alessandro Pagano si rivolge direttamente al Colle.
“Tutte le persone di buona volontà a partire dal Presidente Mattarella, non possono non condividere le preoccupazioni circa le lacerazioni oggettivamente prodottesi nel tessuto della nazione con il cambiamento della Costituzione formale sottoposto a referendum e con quello della Costituzione materiale attraverso la legge sulle unioni civili. Ci sarà ben poco da festeggiare sulle macerie dell’unità nazionale dopo il secondo voto di fiducia sulla legge Cirinnà”.
“Oggi si uccide la democrazia” è il commento di Massimo Gandolfini, presidente del Comitato Difendiamo i nostri figli, promotore del Family Day. Anche da Forza Italia si leva il coro dei No come quello del deputato Renato Brunetta.
“Diciamo no a questa legge perché è un imbroglio ipocrita. Potevano fare il matrimonio per le coppie omosessuali, noi saremmo stati ovviamente in disaccordo ma almeno sarebbe stato chiaro il loro intento”.
Sempre nell’area di Forza Italia però una decina di deputati hanno votato a favore del Ddl Cirinnà, tra cui Renata Polverini, Giorgio Lainati, Stefania Prestigiacomo, Elio Massimo Palmizio, Elio Vito, Mara Carfagna, Laura Ravetto, Nunzia De Girolamo, Lorena Milanato.
Nelle scorse ore il candidato per Roma sostenuto da Forza Italia Alfio Marchini ha detto che “non celebrerà le Unioni civili”, una dichiarazione che, secondo il sondaggista Nicola Piepoli, gli ha fatto guadagnare consensi:
“Con quelle affermazioni ha guadagnato un paio di punti e forse la vittoria al ballottaggio. A Roma l’appoggio della Chiesa è ancora molto importante, a differenza di Milano, dove si giudicano le cose in maniera laica. Marchini conosce bene la sua città e sa come funziona”.