Società

Uranio prima e dopo il Giappone

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New York – I titoli di aziende quotate a Wall Street produttrici di uranio sono stati penalizzati con notevoli ribassi dopo il terremoto in Giappone, ma fino ad oggi quasi nessuno sapeva che uno degli effetti del disastro nucleare a Fukushima e’ che i prezzi a cui si scambia l’uranio sono calati del 9,8% in pochi giorni, come si vede dai grafici qui a fianco. Negli ultimi mesi il valore dell’uranio era salito fino a quasi raddoppiare.

Intanto sulla scia dello spaventoso sisma in Giappone che sta creando allarme come mai prima dai tempi di Chernobyl sulla pericolosita’ delle centrali,
in Italia prosegue il dibattito sul nucleare. Mentre, notizia di oggi, la Cina ha sospeso la creazione di nuove centrali nucleari.

Il governo non intende costruire centrali nucleari nelle Regioni che rifiuteranno di ospitarle. Lo ha affermato il sottosegretario al ministero dello Sviluppo Economico, Stefano Saglia, nel corso della seduta delle Commissioni Ambiente e Attivita’ Produttive della Camera svoltasi ieri sera, che aveva in oggetto il decreto legislativo 31 sul programma nucleare italiano.

Una nuova esplosione in uno dei reattori della centrale atomica di Fukushima ha gettato nel panico questa mattina il Giappone. Il premier Naoto Kan ha annunciato in tv che l’esplosione udita alle 06:00 locali ha provocato una fuoriuscita radioattiva ed ha chiesto agli abitanti nel raggio di 30 chilometri dalla centrale di non uscire da casa.

E’ interessante notare che l’uranio e’ una fonte esauribile e che quasi il 90% dei minerali contenenti la materia prima utilizzabile e’ concentrato in soli 10 paesi: Australia, Kazakistan, Canada, Stati Uniti, Sudafrica, Namibia, Brasile, Niger, Russia, Uzbekistan. L’italia ha giacimenti per 6.100 tonnellate, sufficienti ad alimentare per 30 anni una sola centrale EPR, quindi da queste cifre si direbbe che il nucleare sia inadatto a sviluppare indipendenza energetica in Italia.