Continua la storia infinita del muro lungo il confine tra USA e Messico.
Anche noto col nome di “muro messicano” o “muro di Tijuana” (in Messico, invece, preferiscono chiamarlo “muro della vergogna”), la struttura è di fatto una barriera di sicurezza che serve ad impedire agli immigranti illegali di oltrepassare il confine statunitense.
Costruita dagli Usa, la barriera ha avuto inizio nel 1990 durante la presidenza George H. W. Bush tramite la strategia “Prevenzione attraverso la Deterrenza” attuata dalla polizia americana. Nel 1994, poi, la barriera venne ulteriormente sviluppata durante l’era Clinton, in cui l’iniziativa più evidente fu quella di aggiungere una presenza fissa di forze di polizia al confine.
La medesima barriera è composta da lamiera metallica sagomata alta dai due ai quattro metri, si snoda per chilometri lungo la frontiera tra Tijuana e San Diego (le dimensioni sarebbero paragonabili solo a quelle della Grande muraglia cinese) ed è dotata di illuminazione ad altissima intensità, di una rete di sensori elettronici e di strumentazione per la visione notturna, connessi via radio alla polizia di frontiera statunitense, che inoltre utilizza un sistema di vigilanza permanente effettuato con veicoli ed elicotteri armati.
Muro Messico, nel 2006 consenso per Secure Fence Act fu bipartisan
Oggi, con Trump alla guida degli Stati Uniti, il Pentagono ha notificato al Congresso la decisione di autorizzare lo stanziamento di un miliardo di dollari volto a iniziare la costruzione di un nuovo muro lungo il confine messicano.
Non solo. La cifra non è che una prima tranche di risorse; dopo la dichiarazione dello stato di emergenza nazionale, infatti, per il muro arriveranno circa altri 1,5 miliardi di dollari, come da programma dell’amministrazione. Due miliardi e mezzo in totale.
La tematica fa sempre scalpore e viene utilizzata per scopi politico-elettorali a seconda delle convenienze. Ma, stando ai numeri e ai dati, una barriera al confine pare essere una volontà comune: la risoluzione 6061 (H.R. 6061), Secure Fence Act, fu infatti presentata al Congresso – a maggioranza Repubblicana – il 13 settembre 2006 sotto George W. Bush.
La proposta fu approvata dalla Camera dei Rappresentanti in data 14 settembre 2006 con una votazione di 283 voti a favore e 138 contrari.
Il 29 settembre 2006 il Senato confermò l’autorizzazione con una votazione di 80 a favore e 19 contrari. Tra i democratici che in quell’occasione votarono a favore vi furono anche la futura candidata alla presidenza Hillary Clinton e l’allora senatore dell’Illinois Barack Obama.