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Usa: ai massimi in 30 anni l’indice “ansia”. Si cerca rifugio nei Treasury

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Roma – L’America sta tornando in recessione? Certo, le notizie che arrivano dal fronte economico non sono affatto confortanti e la conferma del deterioramento della congiuntura Usa arriverà quasi sicuramente dal presidente della Fed Ben Bernanke, che parlerà oggi nel corso di una conferenza stampa successiva alla decisione sui tassi sui fed funds (che dovrebbero rimanere invariati).

Oltre ai dati economici ufficiali ce ne sono però anche altri meno noti, che in questo momento si stanno facendo notare per aver raggiunto livelli che non si vedevano da 30 anni circa. Indicatori il cui trend, se dovesse proseguire, indicherebbe che l’economia rischia di attraversare un nuovo periodo di recessione.

Il primo dato è rappresentato dal Money Anxiety Index (Mai), per il cui calcolo si utilizzano, oltre parametri tradizionalmente economici, anche altre variabili, che indicano per l’appunto le preoccupazioni, di fatto l’ansia, delle persone sulle condizioni delle loro finanze.

Ora, secondo i dati di maggio, riportati da Cnbc, il Mai è tornato a 91,9 punti, ai livelli più alti da 30 anni, in rialzo per il terzo mese di fila. Non solo. Seguendo i dati storici, un aumento continuo per 5 mesi ha di solito dato un segnale preventivo di una recessione. Dunque, “se il trend dovesse continuare nei prossimi due mesi, la possibilità di una nuova crisi dell’economia globale”, ha detto alla CNBC Dan Geller, chief research officer per Money Anxiety. “Ad ora la causa principale della performance dell’indice è l’incertezza sulla ripresa”.

L’andamento del Mai segue quello di un altro indice, il Misery Index, che ha toccato livelli che non si registravano da maggio 1983, a 12,7 punti. Questo indice fa riferimento al tasso di disoccupazione e anche al tasso di inflazione su base annua.

Entrambi constatano numericamente i problemi reali che diverse persone stanno incontrando: alto tasso di disoccupazione e crescita continua dei prezzi, con il salario che difficilmente segue l’andamento. “Le persone stanno vivendo sulla loro pelle gli effetti della crescita dell’inflazione e della disoccupazione. Tutto questo porta a una minore fiducia nella ripresa”, ha aggiunto Geller.

Tutto ciò avviene nel secondo anniversario della ripresa economica, che compie di fatto due anni proprio questo mese. Ma molti investitori in questo scenario, riporta sempre Cnbc, stanno puntando con sempre più forza sui bond e abbandonando l’azionario e altri investimenti in genere molto attraenti durante la ripresa dell’economia.

I Treasuries a 2 e a 10 anni sono in rialzo rispettivamente per la decima e per la quinta settimana di fila. E per quanto riguarda i treasury a due anni, da segnalare che i rialzi sono i più duraturi da almeno il 1986.

E gli investitori sembrano disposti ad accettare anche i iendimenti negativi in termini reali. Il tasso a due anni è infatti allo 0,37% circa, mentre quello a dieci anni ad appena il 2,96%; di fatto gli yield sono negativi se si considera l’impatto dell’inflazione. Ma qualsiasi cosa, pensano gli operatori, pur di proteggere in modo sicuro i propri capitali.

Oltre al rischio di un nuovo periodo buio, altre tre ragioni spiegherebbero perché si investe sempre più in bond: 1) il rischio di un default della Grecia; 2) gli acquisti della Fed, che hanno distorto il meccanismo preventivo dei Treasuries; o 3) le banche sommerse da cash che decidono di puntare sempre più sui titoli a reddito fisso.