“Io non obbedisco agli ordini imperialisti, io non obbedisco a governi stranieri, io sono un presidente libero”. Così il presidente venezuelano Nicolas Maduro ha respinto ieri le sanzioni adottate nei suoi confronti da parte degli Stati Uniti, in risposta all’elezione dell’Assemblea costituente in Venezuela che ha provocato nuove proteste soffocate con la forza.
Il Tesoro americano ha deciso di sanzionare il presidente venezuelano Nicolas Maduro definito un “dittatore”, “congelando tutti i beni che il capo dello Stato avrebbe negli Stati Uniti e giustificandola in quanto misura che “dà prova del suo sostegno alla popolazione venezuelana”.
“Le elezioni illegali di ieri confermano che Maduro è un dittatore che disgrega la volontà del popolo venezuelano”, ha dichiarato il segretario al Tesoro Steven Mnuchin. Vietato inoltre ai cittadini e imprese americane di fare affari con il paese.
Il voto non è stato riconosciuto da nessun Paese (Italia inclusa), tranne che da Bolivia, El Salvador e Nicaragua. Ma Nicolas Maduro lo descrive come un successo e una vittoria.
“Le sanzioni contro di me? Mostrano lo stato di disperazione e odio di Trump” ha detto Maduro, aggiungendo: “Al Venezuela non si danno ordini né lo si comanda da fuori”, ha replicato Maduro nel discorso pronunciato in Plaza Bolívar, a Caracas, sottolineando che il suo Paese si distingue da altri governi “subordinati” a Washington che si trovano nella regione, tra i quali ha menzionato Colombia, Messico e Perù. “Che c… ce ne importa di quello che dice Trump – ha detto Maduro – Ci importa di quello che dice il popolo sovrano del Venezuela”.
Sul fronte interno, nel suo primo discorso pubblico il presidente venezuelano ha annunciato che l’Assemblea costituente servirà per prendere misure contro il Parlamento, la Procuratrice Generale, i dirigenti dell’opposizione e la stampa indipendente.