NEW YORK (WSI) – A prima vista, il dato sembra positivo. Nel mese di giugno sono stati creati 223.000 nuovi posti di lavoro negli Stati Uniti, a fronte di un tasso di disoccupazione, che è sceso dal 5,5% al 5,3%.
Ma a un’analisi neanche tanto approfondita, ci si rende conto che quello che il dipartimento del Lavoro Usa ha comunicato non è un dato che merita entusiasmo. I numeri sulla creazione di nuovi posti di lavoro dei due mesi precedenti, maggio e aprile, sono stati rivisti infatti al ribasso. Il tasso di partecipazione alla forza lavoro è crollato al minimo dall’ottobre del 1977, dal 62,9% al 62,6%. Il tasso di partecipazione misura la percentuale delle persone che lavorano sulla forza lavoro totale. Un calo indica che ci sono individui potenzialmente in grado di lavorare che non hanno una occupazione: e di fatto, a giugno, 432.000 persone sono uscite dalla forza lavoro, al livello più basso in 38 anni.
Questo fattore ha fatto scendere il tasso di disoccupazione di giugno al 5,3%, al minimo degli ultimi sette anni, dal 5,5% di maggio, non dunque un miglioramento dei fondamentali.
Le aziende americane stanno sicuramente assumendo, tuttavia non al ritmo della metà del 2014. I posti di lavoro che sono stati creati sono tra l’altro inferiori alle attese, dal momento che gli analisti di Bloomberg avevano previsto un aumento superiore, pari a +233.000 unità.
Inoltre, i salari su base oraria sono rimasti praticamente piatti a giugno, a $24,95, con un rialzo su base annua che ha rallentato il passo, dal 2,3% di maggio al +2% appena.
Riguardo alla revisione al ribasso dei dati precedenti, a maggio sono stati creati 254.000 posti di lavoro (-60.000 rispetto a quanto annunciato) contro i 280.000 posti di lavoro creati, mentre ad aprile il guadagno è stato tagliato da 221.000 nuovi posti di lavoro a 187.000 (anche in questo caso -60.000 rispetto a quanto comunicato in precedenza).
Il tempo in cui gli americani hanno lavorato ogni settimana è rimasto invariato a 34,5 ore. (Lna)