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Usa, creati 288 mila posti, tasso di disoccupazione in calo al 6,3%

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NEW YORK (WSI) – Le aziende americane hanno assunto al ritmo più alto degli ultimi due anni e il tasso di disoccupazione è sceso al 6,3%, sorprendendo in positivo le attese.

Detto questo, il tasso di partecipazione alla forza di lavoro è sceso ai minimi dal 1978. Il numero di persone che non fa pi`u parte della forza lavoro è salito a 92 milioni, per effetto di un aumento di 988 mila unità, il secondo rialzo mensile più consistente di sempre.

Ad ogni modo le società sono evidentemente sempre più di fiduciose del fatto che l’economia statunitense è in ripresa dopo il rallentamento del primo trimestre. Il numero di posti creati, 288.000, è il più alto da gennaio 2012 e si confronta con i 203 mila creati in marzo.

I mercati azionari hanno reagito bene, con i futures che hanno esteso i rialzi molto timidi della prima mattinata newyorchese.

“Il mercato del lavoro incomincia a ingranare in tutte le sue componenti – il motore non va molto veloce, ma tutti i pistoni si muovono”, dice Robert Stein, vice chief economist di First Trust Portfolios LP.

I numeri sono quelli che si aspettava la Fed – che pertanto non dovrebbero alterare in alcun modo le strategie previste – e cancellano le figure deludenti sul Pil del primo trimestre rilasciate in settimana.

Il numero dei disoccupati è sceso sotto la soglia di 10 milioni (a 9,8 milioni), con un calo mensile di 733 mila unità, mentre i disoccupati di lungo periodo hanno mostrato una flessione di 287 mila unità, raggiungendo quota 3,5 milioni.

Secondo Vincenzo Longo, market strategist di IG, tuttavia, “la portanza di questi dati potrebbe essere inficiata dal calo del tasso di partecipazione alla forza lavoro, tornata ai minimi da ottobre scorso (al 62,8%)”.

“Sono state figure veramente eccezionali quelle odierne che difficilmente potrebbero essere lette in maniera negativa. Trascurando il tasso di disoccupazione, che potrebbe essere stato influenzato dal basso tasso di partecipazione, non si può nascondere il fatto che l’economia americana ha ripreso a creare posti di lavoro a un ritmo impressionante”.

“Il mercato sembra non avere più dubbi sulla prosecuzione della riduzione del QE nei prossimi mesi e si concentra ora sul possibile rialzo dei tassi di interesse. Rimane questo il vero obiettivo di politica monetaria, su cui agiscono, non solo i dati del lavoro, ma anche l’inflazione. Se i prezzi al consumo dovessero tornare ad avvicinarsi al 2%, la Fed non ci penserà due volte ad alzare i tassi d’interesse.

Dopo i dati il biglietto verde è stato oggetto di forti acquisti. Più contrastati gli effetti sull’azionario, che in Europa per esempio non ha visto particolari effetti positivi, “dato che gli operatori potrebbero iniziare a temere un rialzo prematuro dei tassi di interesse”.