NEW YORK (WSI) – Gli Stati Uniti hanno creato 242 mila posti di lavoro nel mese di febbraio, più del previsto, ma il calo delle buste paghe ha ‘rovinato la festa’ al presidente Barack Obama, che sta per avvicinarsi ai sei mesi di ‘anatra zoppa’, ovvero gli ultimi del suo mandato finale. Le attese erano in media per 195 mila nuovi posti di lavoro. I dati sono migliori del previsto. Le unità create in gennaio sono state pari a 172 mila e non 151 mila come riportato in precedenza.
Il tasso di disoccupazione si è attestato al 4,9% confermandosi ai minimi di otto anni, in linea con il dato precedente e con le attese. Il mercato del lavoro americano continua a migliorare, ma i dati si possono considerare contrastati: il problema è relativo più alla qualità dei posti creati e agli stipendi che alla quantità di lavoro creato.
I salari orari medi sono scesi dello 0,1% a 25,35 dollari, ma sono cresciuti del 2,2% negli ultimi 12 mesi, in calo dal 2,5% del mese precedente. Si tratta solo del sesto calo su base mensile nell’ultimo decennio (vedi ultimo grafico in basso).
Le buste paghe settimanali sono scese in media da $878,15 a $872,04 su base mensile, mentre rispetto all’anno scorso hanno registrato il miglioramento più timido (+1,7%) da febbraio 2014. Le ore di lavoro per settimana sono calate di 0,2 ore a 34,4, sui minimi di due anni.
La reazione dei mercati
Il report dipinge un quadro di continuo rafforzamento del mercato del lavoro, con la media mobile a 4 mesi che rimane saldamente sopra i 200 mila impieghi creati e con la disoccupazione che resta vicino ai minimi di un decennio. Ma come sottolinea David Cheetham, analista di mercato della piattaforma di trading online XTB.com, “la prima contrazione dei salari orari da gennaio dell’anno scorso è uno choc inaspettato“.
“Detto questo sono ben poche le prove che il mercato del lavoro statunitense attraversi un periodo di debolezza e perciò non dovrebbe essere proibitivo per la Fed alzare il costo del denaro in un futuro non troppo lontano“.
Buone notizie sono arrivate invece dal tasso di partecipazione alla forza lavoro, che si è ripresa dai minimi di oltre 30 anni del 62,7%, per toccare i massimi da maggio dell’anno scorso al 62,9%. Il numero di persone che non fanno più parte della forza lavoro è calato di 374 mila unità.
Nemmeno Wall Street è rimasta particolarmente impressionata dalle cifre del report chiave e scambia in moderato ribasso in avvio. La reazione a freddo non è quindi molto positiva, anche perché un mercato del lavoro in salute potrebbe aumentare le chance di un rialzo dei tassi da parte di Janet Yellen.
Sul valutario il dollaro si rafforza contro le principali divise concorrenti. L’euro scivola -0,36% a 1,0919 dollari. I rendimenti dei Treasuries decennali guadagnano 4 punti base all’1,87%.
A caldo, subito dopo la pubblicazione del rapporto governativo, i futures sugli indici principali della Borsa Usa hanno consolidato i rialzi di mezzo punto percentuale circa, ma adesso si fa più insistente il timore è che arriverà presto una stretta monetaria.
Il mercato dei futures dà soltanto al 35% le chance di un rialzo dei tassi da parte della Federal Reserve prima di giugno. Ora secondo gli osservatori quelle probabilità potrebbero facilmente raddoppiare nelle prossime due settimane.